Un asilo di Fagnano Olona accusato di inculcare la guerra nei bambini. La direttrice: “Un’assurdità”
La scuola materna è finita al centro di feroci polemiche per aver realizzato il "sogno" di un piccolo alunno che voleva vivere un giorno da militare. L'osservatorio contro la militarizzazione delle scuole insorge e la direttrice Muscat annuncia querele
Viviamo tempi difficili in cui la polarizzazione delle opinioni, di fronte ad eventi internazionali di grande portata, sta inquinando il dibattito pubblico.
Il tema della guerra è uno di questi, avendone una nel cuore dell’Europa e un’altra che si affaccia sul Mediterraneo. Una scuola materna di Fagnano Olona si è trovata, come d’incanto, al centro di questa battaglia tra “pacifisti” e “guerrafondai” a causa di alcuni post sulla propria pagina Facebook che raccontavano alcune delle giornate speciali che si svolgono per i bambini dell’ultimo anno. L’idea è quella di realizzare, per un giorno, il sogno di questi cinquenni che si apprestano ad andare alla Primaria: c’è chi vuole fare l’astronauta, chi l’ingegnere, chi il medico, chi il poliziotto e chi il militare.
Proprio questi due ultimi “sogni” realizzati dalle insegnanti sono stati oggetto di una vera e propria tempesta di commenti di disapprovazione e – addirittura – di un comunicato dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che ha preso di mira i post su Facebook in cui la scuola racconta della visita alla base Nato di Solbiate Olona in occasione, lo scorso 1 giugno, dell’evento NRDC ITA No Limits nel quale la caserma Ugo Mara accoglie numerose associazioni del territorio che si occupano di ragazzi disabili e avvicinarli al mondo dello sport paralimpico, non proprio una parata militare o un corso di addestramento alla guerra. (qui il comunicato completo)
È così che maestre d’asilo e direttrice si sono ritrovate dipinte con l’elmetto, pronte a portare la guerra nella vita dei bambini sin dalla tenera età.
Ad inorridire il popolo contro tutte le guerre è stata la preparazione dell’uscita didattica nei giorni precedenti con delle attività legate alla vita militare che hanno portato l’osservatorio a dire che «indottrinare i bambini ai disvalori della guerra che tendono alla violenza e alla sopraffazione oltre a essere preoccupante e inquietante, dovrebbe fare inorridire ed essere un incubo per insegnanti e genitori. Ma, evidentemente, non lo è per queste maestre e per la loro direttrice, che si impegnano a indirizzare i loro piccoli allievi verso una subcultura che porta a una deriva militarista, che sappiamo quali conseguenze nefaste ha sulle popolazioni che subiscono le guerre che la NATO dispensa a piene mani ovunque abbia interessi da difendere. Ma i genitori di questi bambini, come mai permettono tutto questo?».
La direttrice Valentina Muscat, che è anche pedagogista, è dovuta arrivare al punto di cancellare i post sulla pagina social della scuola che raccontavano queste attività perchè finita in una tempesta di commenti critici e di insulti: «Sono rimasta basita da alcuni commenti. Hanno scritto di Carabinieri che adescano i bambini, maestre m…e, volete normalizzare guerra, morte e distruzione. Ma abbiamo gli screenshot di tutti e adiremo alle vie legali per difendere il buon nome di una scuola cattolica che ha 123 anni di storia e che è molto apprezzata dai genitori».
La direttrice spiega che il progetto delle giornate speciali «è il nostro fiore all’occhiello perchè richiede una costruzione importante, lunga e faticosa. Troppo facile minimizzare e ridurre tutto all’idea di voler inculcare la guerra nella testa dei bambini. L’obiettivo è la realizzazione del sogno dei bambini che arrivano all’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Abbiamo realizzato il sogno di un bambino che vuole fare l’ingegnere, di una bambina che vuole fare il medico, di un’altra bambina che voleva passare una giornata al Mc Donald’s».
E invece si sono ritrovati in guerra: «Ma quale guerra. Noi insegniamo i valori della pace e del rispetto tra i popoli. Anche alla Nato i bambini hanno giocato e passato una giornata all’insegna dell’inclusivitá nell’ambito dell’iniziativa No Limits. Non abbiamo mai parlato di missioni di guerra con loro ma, al massimo, di missioni di pace. Attratti da alcuni vecchi cimeli esposti, come il carro armato, il caccia, hanno voluto essere immortalati con alcune foto ricordo poi strumentalizzate da personaggi che avevano il Solo obiettivo di emergere attraverso una modalità becera.Io credo che chi lavora per le forze dell’ordine o nell’esercito siano persone che vanno rispettate. Sono parte dell’ordinamento di uno Stato e chi denigra non sta facendo un buon servizio al proprio Paese».
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