Archiviata l’indagine sull’agente che sparò durante una rapina a Lugano: fu legittima difesa
Concluse le indagini relative all'uso dell'arma di servizio da parte di un agente della Polizia Città di Lugano durante una rapina avvenuta il 2 luglio 2024 in un negozio di orologi in via Pessina
Si sono concluse le indagini sulla rapina avvenuta a Lugano il 2 luglio scorso e l’inchiesta ha confermato la legittimità delle azioni dell’agente durante l’intervento.
Gli accertamenti del Ministero pubblico riguardavano l’utilizzo dell’arma di servizio da parte di un agente della Polizia Città di Lugano durante una rapina avvenuta in un negozio di orologi in via Pessina a Lugano. Il Procuratore generale Andrea Pagani ha decretato l’abbandono del procedimento legato alle ipotesi di reato di tentato omicidio intenzionale, tentate lesioni gravi ed esposizione a pericolo della vita altrui.
Grazie a una minuziosa ricostruzione basata su interrogatori, filmati dell’accaduto e un attento esame degli atti, le indagini hanno approfondito le due azioni che hanno portato l’agente a esplodere due colpi di pistola in momenti distinti.
Il primo episodio è avvenuto mentre la rapina era ancora in corso e i quattro rapinatori si trovavano all’interno del negozio. Le immagini della videosorveglianza interna e le dichiarazioni dei presenti hanno permesso di accertare che l’agente ha sparato un secondo dopo che uno dei rapinatori, con il dito sul grilletto, gli aveva puntato addosso una pistola da una distanza di circa un metro. In quel momento, l’agente era sotto la minaccia di un’aggressione imminente e ha agito per legittima difesa. Il colpo è stato deviato da un vetro antiproiettile e nessuno è rimasto ferito.
Il secondo sparo è avvenuto durante una colluttazione in via Pessina. È stato accertato che il colpo è partito accidentalmente durante il corpo a corpo, quando il rapinatore ha alzato un braccio per proteggersi, urtando con la mano la pistola impugnata e/o la mano dell’agente. Non c’è stato dolo da parte dell’agente, nemmeno eventuale, e pertanto non sussistono gli elementi soggettivi dei reati ipotizzati.
“In assenza di feriti o morti, non possono essere presi in considerazione gli addebiti di lesioni colpose o di omicidio colposo, poiché tali reati non possono essere commessi nella forma del tentativo. Di conseguenza, il procedimento a carico dell’agente è stato ufficialmente archiviato”, hanno spiegato le autorità elvetiche.
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