Un educatore ad Auschwitz per non dimenticare l’Omocausto
La storia di Fredy Hirsch, un ebreo tedesco gay che salvò migliaia di bambini e venne deportato nel campo di sterminio polacco raccontata nel libro di Carlo Scovino che sarà in biblioteca a Varese giovedì prossimo
“Fredy Hirsch ha salvato le nostre vite, ma in realtà ha salvato le nostre anime”. Le parole di Zuzana Ruzickova, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz lasciano intendere la forza dell’educatore tedesco.
Carlo Scovino, pedagogista e formatore per diversi enti e associazioni, ha ricostruito con cura un percorso che parte dalla storia di Hirsch per raccontare la tragedia dell’omocausto e l’educazione e l’omosessualità nelle religioni, in particolare nell’ebraismo.
“Ho scoperto per caso la storia di Fredy Hirsch. Nel mio terzo viaggio in Israele mi imbattei in un volantino che presentava un festival della comunità Lgbt dove si parlava del docufilm, Dear Fredy in omaggio dell’educatore tedesco. Mi sono subito appassionato alla cosa e una volta tornato in Italia ho iniziato a cercare informazioni facendo molta fatica. Hirsch veniva presentato come uno sportivo ebreo morto nel campo di sterminio, ma il fatto che fosse gay fu taciuto a lungo e solo recentemente è stata posta una pietra d’inciampo in suo ricordo. Lui fu un grande. Grazie al suo impegno, anche dentro Auschwitz, si salvarono migliaia di bambini e ragazzi”.
IL TRAILER DEL FILM DEAR FREDY
Fredy Hirsch, un ebreo tedesco gay, fuggì dalla Germania nella Repubblica Ceca dopo l’emanazione delle leggi razziali di Norimberga. Inizialmente insegnante di sport in un club giovanile ebraico, divenne presto molto amato dai suoi studenti. Nominato capo del dipartimento giovanile nel ghetto di Terezin, si occupò di oltre 4.000 giovani. Quando venne deportato ad Auschwitz, riuscì a convincere Josef Mengele a creare un asilo, offrendo a circa 600 bambini un ultimo momento di felicità. Si ipotizza che ad Auschwitz Fredy non abbia subito omofobia e fosse amato per il suo impegno e il bene che faceva.
IL LIBRO UN EDUCATORE AD AUSCHWITZ
Il libro di Scovino, Un educatore ad Auschwitz per edizioni la meridiana, con il patrocinio di Amnesty International e ANEP – Associazione Nazionale Educatori Professionali, è un tassello importante per la riscoperta di Hirsch e per affrontare “una storia dimenticata come l’Omocausto perché anche dopo la seconda guerra mondiale l’omosessualità era un tabù. Il fatto che lui fosse gay fu taciuto. Il suo lavoro educativo va conosciuto e fatto emergere almeno per tre ragioni: il portato etico del suo impegno civile ed educativo; la possibilità di riflettere sul senso umano e umanizzante dell’educazione anche in un contesto drammatico; la straordinaria lezione di resilienza e resistenza che ci spinge a considerare alcuni aspetti metodologici della cura educativa e della relazione di aiuto in condizioni estreme. In lui c’era la massima attenzione ad affrontare l’inumano e a restituire corpo, dignità e salvezza alle vittime indifese”.
La storia di Hirsch in casa nostra richiama La vita è bella di Roberto Benigni quando di fronte alla barbarie un padre ebbe la forza di costruire una storia fantastica per consentire al proprio bambino di non precipitare nell’orrore.
Scovino rende omaggio all’educatore ebreo mettendo al centro la sua omosessualità. “Una condizione che lui non nascondeva, così come altri personaggi della nostra epoca, penso a Pasolini, a Testori a Foucault. Nel libro dedico ampio spazio all’omosessualità nell’ebraismo. Ho provato a riflettere come una religione monoteista con appena 16 milioni di persone abbia un’attenzione a questo tema da decenni con grandi aperture da parte dei rabbini. Questo a differenza della religione cattolica dove il dibattito è iniziato solo con Bergoglio. Nel mondo mussulmano è ancora un tabù e l’unico imam che ha parlato apertamente dell’esser gay oggi è sotto scorta. Ci sono contraddizioni, ma la storia degli omosessuali mi aveva molto colpito per come anche i nazisti li avevano considerati. La tragedia per loro non terminò con la chiusura dei lager. Tutti gli omosessuali maschi che sopravvissero agli esperimenti quando la guerra finì terminarono di scontare la condanna per atti omosessuali così come era previsto dal terribile Paragrafo 175. “Tra il 1933 e il 1945, – come si legge in una recensione al documentario su questa storia – 100.000 persone furono arrestate in base al paragrafo 175, articolo del codice penale tedesco in vigore dal 15 maggio 1871 al 10 marzo 1994 che criminalizzava rapporti sessuali di tipo omosessuale tra uomini. Di quelle 100mila persone arrestate solo il 40% salvò dai campi di concentramento. Appena 4.000 sopravvissero ai lager nazisti”.
Una storia nella storia e Scovino svela che “qualche anno fa in una delle mie presentazioni mi chiesero se parlassi anche dell’omocausto. Non ne sapevo niente malgrado mi informassi su questi temi. Con il mio libro cerco di affrontare anche questa pesante lacuna storica”.
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Giovedì 19 settembre 2024 alle ore 18:00 nella Sala Morselli della Biblioteca Civica di Varese presentazione di “Un educatore ad Auschwitz. Una storia dimenticata: l’Omocausto” con l’autore Carlo Scovino che dialogherà con il direttore di Varesenews.
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