“Dica trentatré“: a Glocal24 lo stato di salute dell’informazione in Italia
Solo un italiano su tre si fida delle notizie che legge sui giornali, solo uno su dieci paga per leggerle online. Sono i numeri dell’edizione 2024 del Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism, che quest’anno ha dedicato un capitolo approfondito alla situazione dell’ecosistema dei media italiani

Tv regina sbiadita dell’informazione, ma ancora ben piantata in sella: negli ultimi anni, la televisione italiana ha mantenuto una notevole popolarità, ma il suo ruolo come principale fonte di notizie sta lentamente diminuendo: la percentuale di italiani che utilizza la TV per informarsi è scesa dall’85% nel 2017 al 65% nel 2024. Questo calo è particolarmente evidente tra i giovani: solo il 50% dei rispondenti tra i 18 e i 24 anni dichiara di guardare notizie in TV almeno una volta a settimana. Nonostante questa tendenza, il mercato televisivo rimane concentrato: i tre principali broadcaster, il servizio pubblico RAI e i gruppi commerciali Sky e Mediaset, detengono circa il 75% dei ricavi totali del settore.
È solo, questa, una piccolissima parte della fotografia realizzata dell’edizione 2024 del Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism, che quest’anno ha dedicato un capitolo approfondito alla situazione dell’ecosistema dei media italiani e che non poteva non essere al centro di uno specifico panel di Glocal, la XIII edizione del Festival del giornalismo che si tiene a Varese dal primo al 10 novembre 2024.
Il tema scelto per questa edizione è “domande“, e proprio da qui si potrà partire per interagire con gli ospiti del panel dedicato a “Lo stato di salute dell’informazione italiana” in programma l’8 novembre in Sala Campiotti alla camera di commercio di Varese dalle 11 alle 13. Domande che potranno venir poste ad un parterre di prim’ordine: Carlo Bartoli, giornalista e presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; Marianna Bruschi, Head of digital, SkyTg24; Riccardo Terzi, Head of News Partnerships Southern Europe, Google; Marco Ferrando, vice direttore Avvenire – Master in Giornalismo Università di Torino; e Alessio Cornia Associate Professor, Dublin City University (DCU) ed estensore dello studio a cui si faceva riferimento poco sopra.
L’incontro costituirà un importante momento per verificare quali sono i trend legati al cambiamento: un segnale è per esempio il sorpasso della pubblicità online su quella televisiva. Nel 2022, la pubblicità online ha rappresentato il 58% dei ricavi pubblicitari complessivi, mentre la televisione e la stampa si sono fermate rispettivamente al 29% e al 5%. Tuttavia, questo boom della pubblicità online non sta risollevando le sorti dell’industria dell’informazione. I giornali, infatti, raccolgono solo una piccola parte (15%) dei ricavi pubblicitari digitali, mentre la maggioranza (85%) va a grandi piattaforme come Alphabet/Google e Meta/Facebook.
E la carta? Altra domanda che si può declinare in un dato, vedi la crisi delle edicole: la loro chiusura nel sistema Italia testimonia la gravità della crisi dell’industria dell’informazione. Tra il 2019 e il 2023, sono scomparse circa 2.700 edicole, portando il numero totale a circa 13.500. La fine, dal gennaio 2024, dell’obbligo di pubblicare avvisi legali sui giornali rappresenta un’ulteriore sfida, con una perdita stimata di circa 40 milioni di euro all’anno per il settore della stampa.
PANEL
Lo stato di salute dell’informazione italiana
8 novembre 2024 11:00 – 13:00 Sala Campiotti, piazza Montegrappa 5 Varese
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