Made in Italy tra successi, sfide e innovazione. C’è spazio per l’ottimismo?
Negli ultimi 50 anni, l’economia italiana si è trasformata profondamente, rimanendo ancorata a valori come la qualità e l’artigianato, ma anche adattandosi a cambiamenti globali e tecnologici. Oggi, l’Italia guarda al futuro puntando su sostenibilità, innovazione e resilienza, cercando di affrontare le sfide globali senza perdere la sua identità distintiva

La Fondazione Edison, in occasione della presidenza italiana del G7, ha elaborato, in collaborazione con il CRANEC dell’Università Cattolica, un fascicolo di statistiche che illustra i progressi dell’economia italiana negli ultimi dieci anni, sia prima che dopo la pandemia. (Fonte qui). Siamo famosi per le nostre eccellenze — dall’alta moda alle supercar, dai vini ai cantieri navali, dalle piastrelle ai macchinari. Ma dietro questa immagine luccicante ci sono sfide economiche persistenti, come un debito pubblico elevato e un divario regionale che ancora separa il Nord dal Sud. Tuttavia, i dati mostrano anche una sorprendente resilienza. È davvero tutto negativo o c’è spazio per l’ottimismo? (foto di copertina di GrumpyBeere da Pixabay)
Manifattura italiana: una forza che sorprende
Guardando ai numeri, l’Italia si posiziona come settima economia manifatturiera mondiale, con un valore aggiunto industriale di 320 miliardi di dollari, dietro solo a giganti come Stati Uniti, Cina e Germania. Il settore manifatturiero italiano, spesso associato a prodotti tradizionali come moda e cibo, è in realtà molto più diversificato. Esportiamo macchinari industriali, yacht di lusso e prodotti farmaceutici, con un tasso di crescita delle esportazioni del 50% tra il 2016 e il 2023, superando paesi come Francia e Germania.
Un dato impressionante riguarda il nostro posizionamento nel commercio globale: l’Italia è la quinta esportatrice mondiale, con un surplus commerciale di 37 miliardi di dollari nel 2023. Escludendo i veicoli di trasporto, siamo quarti al mondo per esportazioni di merci, un successo costruito sulla capacità di migliaia di imprese medio-grandi che competono sui mercati internazionali. Solo nel settore dei macchinari industriali, l’Italia ha esportato 108 miliardi di dollari, con un saldo positivo di quasi 58 miliardi. Un esempio meno noto è il settore del packaging, che si distingue per la sua competitività internazionale, soprattutto nei macchinari per imballaggio e avvolgimento. Nel 2022, l’Italia ha esportato macchinari per un valore di 2,5 miliardi di dollari, con un saldo commerciale positivo di 2,4 miliardi di USD, detenendo una quota del 26% delle esportazioni mondiali in questo settore.
Agricoltura: l’eccellenza della dieta mediterranea
L’agricoltura italiana si conferma tra le più forti d’Europa, in particolare per i prodotti legati alla dieta mediterranea. Siamo il primo produttore europeo di pomodori, pere, grano duro e molti altri prodotti. Non è un caso che il 68% della pasta prodotta nell’Unione Europea provenga dall’Italia e che il 77% delle esportazioni di pasta europea parta dai nostri stabilimenti. Questo settore genera un valore economico e culturale inestimabile. Le esportazioni italiane di vini sono un altro esempio di successo: l’Italia ha esportato 7 miliardi di euro nel 2022, superando Francia e Spagna. Gli Stati Uniti sono tra i principali importatori, con un valore di 2 miliardi di euro solo per le bottiglie italiane. Nel settore caseario, l’Italia è il principale produttore di formaggi a pasta dura nell’Unione Europea. Nel 2022, sono state prodotte 4 milioni e 5 milioni di forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Questa leadership si riflette anche nell’export: il valore delle esportazioni verso la Francia ha raggiunto gli 875 milioni di dollari, mentre nel Regno Unito ha toccato i 383 milioni.
Turismo: Italia, la meta sogno del mondo
Se i dati della manifattura e dell’agricoltura sorprendono, quelli sul turismo non deludono. L’Italia si conferma la meta europea preferita dai turisti provenienti da ogni angolo del mondo, con oltre 49 milioni di pernottamenti registrati dai visitatori internazionali solo nel 2019. I turisti americani e cinesi, in particolare, considerano l’Italia una destinazione imperdibile, attratti dalle nostre città d’arte, dal patrimonio UNESCO (ben 59 siti, il più alto al mondo, 2 più della Cina e 7 più di Francia e Germania) e dalle eccellenze enogastronomiche. Nel 2023, il surplus della bilancia dei pagamenti turistica è lievemente aumentato, a 20 miliardi di euro, raggiungendo l’1,0% del PIL e tornando ai livelli pre-Covid. Alla crescita delle entrate turistiche ha contribuito principalmente l’incremento del numero dei viaggiatori in ingresso, in particolare quelli provenienti da Asia e America settentrionale.
Il debito pubblico e le sfide future
Nonostante le performance positive in settori chiave, l’Italia rimane uno dei paesi del G7 con il debito pubblico più elevato in rapporto al PIL (137%). Tuttavia, guardando al lungo termine, l’Italia ha dimostrato di saper gestire il proprio bilancio: dal 1993 al 2019, il paese ha mantenuto un saldo primario in attivo, riducendo il debito nonostante gli interessi. L’IMF prevede un ritorno all’avanzo primario dal 2025.
Un’economia che riduce il debito in tempi di crisi
Anche durante la pandemia, l’Italia ha limitato il ricorso al debito in misura minore rispetto ad altre economie avanzate, con un aumento del rapporto debito/PIL contenuto al 3%, contro il 14% degli Stati Uniti o il 17% del Giappone. Inoltre, le famiglie italiane risultano tra le meno indebitate dei paesi avanzati, con un rapporto debito/PIL del 39%, un dato che riflette una cultura del risparmio che continua a fare la differenza.
Futuro sostenibile: innovazione e transizione ecologica
La vera sfida per l’Italia sarà quella di mantenere il ritmo delle sue eccellenze industriali e agricole, riducendo al contempo il divario territoriale e modernizzando il sistema pubblico. Se da un lato l’alta specializzazione e la qualità dei prodotti italiani sono in grado di competere su scala globale, dall’altro il paese deve continuare a investire su transizione ecologica e digitalizzazione per rimanere rilevante nel nuovo panorama economico internazionale. Il dato incoraggiante dal rapporto della Fondazione Edison si chiama Indice di Sviluppo Umano (ISU): è una misura sintetica dei risultati medi ottenuti in ambiti fondamentali dello sviluppo umano, come una vita lunga e sana, un buon livello di istruzione e un tenore di vita dignitoso. L’Indice di Sviluppo Umano, aggiustato in base alle emissioni di CO2 pro capite e all’impronta materiale pro capite, posiziona l’Italia al secondo posto, dopo la Germania, tra i Paesi del G7.
“L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.” – Giorgio Armani.
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