Accusato di tentato omicidio ad Arcisate dà in escandescenze in aula e prende a calci la gabbia
Calci contro la “gabbia”, parole offensive rivolte ad un testimone che ha raccontato: “Quella sera al bar si vantava di aver sparato ad una persona”

Un’udienza turbolenta per accertare un fatto grave, il tentato omicidio avvenuto un anno fa, per la precisione a gennaio, ad Arcisate nei pressi di un bar non distante dalla stazione.
Il litigio legato a futili motivi sfociato nella voglia di rivalsa nata nell’imputato che secondo l’accusa ha sparato al fianco di un ragazzo con un fucile da caccia calibro 12 che gli ha devastato l’addome.
È il momento della costruzione della prova, il dibattimento, dove i giudici del collegio hanno il compito, anche ascoltando le testimonianze, di verificare o meno se sussistono elementi di responsabilità penale. È proprio nel corso dell’ escussione di un testimone nel pomeriggio di martedì si è verificato qualcosa che va oltre il semplice battibecco.
L’imputato ha preso a calci la “gabbia” in acciaio, dove era detenuto, pronunciando parole pesanti verso un testimone che aveva da poco risposto alle domande del pubblico ministero. Era in corso la ricostruzione di alcuni istanti di quella sera, quando cioè l’imputato (difensore Corrado Viazzo), dopo aver fatto fuoco con l’arma si sarebbe recato in un altro bar della valle per vantarsi con alcuni dei presenti di aver sparato, addirittura mimando con le mani il segno della sparatoria con indice e pollice una volta entrato nel locale.
Ricostruzione contenuta anche in alcuni video mostrati in aula ma non accettata dall’imputato che ha pesantemente protestato con parole volgari pronunciate in aula, frasi che hanno causato il fermo ammonimento del Presidente. La vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Elisabetta Brusa.
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