Da Cuvio ad Albino per trovare il compagno di naia: “Abbiamo fatto il militare insieme 73 anni fa”
L'ennesima impresa del “Gin“, l'alpino di Cuvio classe 1929, che da una foto riconosce il compagno d'armi: “Ches chi l’ha fai ur suldà cun mi”. E a 95 anni parte per la provincia di Bergamo per salutare l'amico ritrovato
Le scalate sulle cime alpine, solo qualche anno fa. Il lavoro nei campi, con motosega e trattore. E la sera qualche bevuta con gli amici alpini.
È la vita del “Gin Bardell“, vécio fra i véci della Valcuvia, che ne ha combinata un’altra delle sue: ha ritrovato un compagno di naia dopo 73 anni ed è andato a trovarlo a Bergamo.
Un nome e cognome in didascalia di una foto hanno acceso una tenue luce nel cassetto dei ricordi; poi una data aumenta quel chiarore e ancora l’anno del servizio militare… la città… il battaglione… tutto diventa chiaro, luminoso: “Ches chi l’ha fai ur suldà cun mi” è la frase pronunciata dall’alpino Luigi Maggi, meglio noto come Gin Bardell, classe 1929, di Cuvio, sfogliando L’Alpino, la rivista mensile dell’associazione alpini, un giorno della scorsa estate.
Così Gin riconosce in uno scatto un vecchio commilitone e coscritto: Mario Noris, da Comenduno, frazione del comune di Albino in provincia di Bergamo, circondato dalle penne nere del suo gruppo, che lo festeggiano per i suoi 95 anni.
Allora l’alpino Gin si attiva: informa i nipoti della straordinaria scoperta e, aiutato dai familiari e dalle moderne tecnologie, in poco tempo i due “veci” riescono a mettersi in contatto. Compagni per il lungo periodo della naja, iniziato nel 1951 a Merano nel battaglione Trento del 6° Alpini, non si erano più visti dal termine del servizio militare. Ora, domenica 10 novembre, si sono potuti rincontrare dopo oltre 70 anni.
L’incontro è avvenuto a Comenduno, in una splendida giornata dell’estate di San Martino, nella sede del gruppo bergamasco. Il mitico Gin era accompagnato dai familiari, dal capogruppo di Cuvio, Roberto Maratea, e da un’altra storica penna nera del paese, Luciano De Taddeo. L’emozionante ritrovo, fissato per l’ora dell’aperitivo, ha visto un commovente abbraccio tra i due, applauditi dai presenti fino alle lacrime.
Poi, il pranzo con gli altri alpini della sezione di Comenduno, durante il quale i due giovanotti, ormai alla soglia dei cent’anni, hanno ricordato con orgoglio e un pizzico di nostalgia avventure ed esperienze dei vent’anni. La giornata è stata una festa per gli alpini con canti, musica, scambi di doni tra le due sezioni e il finale di una super torta dedicata a loro: ai due ragazzi del ’29, portatori sani di dinamismo e vivacità e eccellenti insegnanti di grinta e tenacia.
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