Via libera al Masterplan Malpensa, per le opere dentro l’aeroporto attuale
Raccordi e infrastrutture per gestire l'aumento del traffico: nel 2035 si arriverà a 40 milioni di passeggeri. L'approvazione non riguarda la "cargo city" fuori dal sedime, fermata dal Ministero dell'Ambiente nel giugno 2023 e ancora in attesa di essere ridefinita

Nuovo via libera al Masterplan di Malpensa, per l’avvio delle opere interne al sedime attuale dell’aeroporto principale di Milano: la Conferenza dei Servizi ha approvato il progetto complessivo di interventi per il potenziamento dello scalo, formalmente presentato da Enac, l’autorità dell’aviazione civile.
La Conferenza dei servizi, convocata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti da cui dipende Enac, si è riunita oggi, martedì 19 novembre, e ha dato il via libera a quella serie di progetti interni allo scalo che avevano ottenuto l’approvazione da parte del Ministero dell’Ambiente nel giugno del 2023.
In quella occasione aveva fatto notizia la bocciatura dell’espansione del sedime fuori dalle attuali reti aeroportuali, che avrebbe comportato il sacrificio di grandi aree di bosco e soprattutto di brughiera (90 ettari, poi ridotti a 44). Se quella bocciatura aveva fatto esultare il fronte ambientalista e preoccupato molto il mondo economico, meno notizia aveva fatto il via libera a tutte le altre opere interne previste.

Ed è appunto questa serie di opere – raccordi pista, nuovi “satelliti” e riqualificazione degli esistenti, impianti di supporto e così via – che ora ottiene l’approvazione anche in Conferenza dei Servizi.
Grazie a queste opere la previsione è che l’aeroporto intercontinentale di Milano potrà arrivare a gestire 40 milioni di passeggeri, la previsione per il 2035 (per confronto, nel 2023 sono stati 26 milioni).

Tutt’altra questione è quella dell’espansione dell’area cargo fuori dai confini dell’aeroporto, già bocciata dal Ministero dell’Ambiente (e su cui anche l’Unione Europea aveva messo paletti successivamente). Dopo la bocciatura era stato approvato – su proposta della Lega – il “Decreto Aria” che nell’autunno scorso prevedeva di sbloccare il progetto entro 30 giorni, ma che non ha poi avuto fin qui seguito. Dall’altro c’è un’opera di mediazione in corso tra territorio, Enac e gestore che pareva aver delineato ipotesi alternative e a minor impatto.
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