Diego, da Busto Arsizio al Belgio per fare ricerca: “Sogno che un giorno la mia esperienza possa essere valorizzata”
Oggi Diego vive a Leuven con la sua compagna belga, è fisioterapista e fa ricerca, ma la nostalgia per l'Italia non lo abbandona mai. Nonostante sia soddisfatto della sua carriera, sogna che un giorno la sua esperienza possa essere valorizzata anche in Italia

Nato a Busto Arsizio nel 1993, Diego si è trasferito in Belgio nel 2018 dopo la laurea in Fisioterapia, per proseguire gli studi in un corso che in Italia non esisteva ed è diventato ufficialmente uno dei nostri “varesini all’estero”. A Leuven ha affrontato le sfide dell’adattamento, imparando l’olandese e lavorando per mantenersi. Dopo aver completato la magistrale, ha intrapreso un dottorato di ricerca nel campo della riabilitazione respiratoria, ambito in cui continua a fare ricerca con passione.
Oggi vive a Leuven con la sua compagna belga, ma la nostalgia per l’Italia non lo abbandona mai. Nonostante sia soddisfatto della sua carriera, sogna che un giorno la sua esperienza possa essere valorizzata anche in Italia, dove spera che la formazione in Fisioterapia possa finalmente essere riformata.
Ecco il suo racconto:
Sono nato a Busto Arsizio nel 1993 e ho vissuto tra Samarate e Busto Arsizio fino a quando avevo 24 anni. Sono partito alla volta del Belgio quasi 7 anni fa, il 6 Febbraio 2018 (ancora me lo ricordo quel giorno!) qualche mese dopo essermi laureato in Fisioterapia all’università dell’Insubria.
Mi affacciavo ad una nuova esperienza con molto entusiasmo, e un po’ di sana paura. Paura di fare scelte sbagliate o di non essere all’altezza. Ma nel profondo, volevo proseguire la mia formazione (o almeno provarci) con una magistrale specialistica che purtroppo in Italia non esisteva (e non esiste tutt’ora), la quale mi permettesse anche di poter proseguire eventualmente con una formazione in ricerca, facendo un dottorato.
Così grazie alla mia ambizione, e all’aiuto e amore della mia famiglia, mi sono trasferito a Leuven per studiare alla KU Leuven. Mentre frequentavo la magistrale ho lavorato come cameriere per guadagnare soldi da dedicare agli svaghi e ho studiato l’olandese, che ora parlo fluentemente in contesto professionale e non.
Ho avuto anch’io, come tantissimi altri emigrati all’estero, il mio shock culturale, ovvero quella fase di disagio che segue a quel forte entusiasmo dopo il trasferimento. A quella fase di shock è seguita una fase di adattamento, con la quale ho trovato la mia dimensione in Belgio. Nel 2020, ho conseguito la laurea magistrale con specializzazione in riabilitazione dei disordini interni e nello stesso anno ho cominciato il dottorato di ricerca (che completero’ il mese prossimo) nella stessa università e all’interno dello stesso ramo specialistico. Durante il dottorato mi sono occupato di ricerca riguardante la valutazione e l’allenamento dei muscoli respiratori in pazienti ricoverati in terapia intensiva e difficili da svezzare dalla ventilazione meccanica invasiva.
Oggi vivo insieme alla mia compagna belga a 4-5 km dal centro di Leuven e al momento continuerò a fare ricerca qui nell’ambito della riabilitazione respiratoria (e non) di pazienti ricoverati in terapia intensiva. Spero che anche in Italia la formazione in Fisioterapia possa essere presto riformata.
Io l’Italia la seguo sempre e la continuero’ a seguire da lontano. Quando ho tempo guardo la Tv italiana e mi tengo aggiornato su quel che accade. Sto bene qui, ma a volte la nostalgia torna, e probabilmente di tanto in tanto tornerà sempre. Ogni volta che lascio Busto in macchina o durante il decollo dell’aereo a Malpensa, ho il cuore in gola. Ed è umano e normale, perchè alla fine una parte di me resta sempre lì, dove sono nato e cresciuto senza che mi mancasse nulla… fino ad un certo punto purtroppo.
Sogno che un giorno la mia esperienza possa essere valorizzata adeguatamente e che io soprattutto possa essere messo in condizione di metterla a servizio di altri, per portare cambiamento e innovazione. Purtroppo però, se tornassi domani, credo che il mio impegno e i sacrifici miei e della mia famiglia sarebbero poco valorizzati e spendibili.
In un recente articolo abbiamo scritto di come siano oltre 70mila i varesini che si sono trasferiti all’estero. Proprio come con Sofia ci piacerebbe raccontare, per quanto possibile, chi siano, di cosa si occupano e dove si trovano là fuori nel mondo. Se vivete all’estero e vi piacerebbe mettervi in contatto con noi potete compilare questo modulo, vi contatteremo al più presto. Abbiamo anche aperto un gruppo Facebook per tenerci in contatto, lo trovate qui.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Nicholas Mena su Francesca Caruso contro la presenza di Max Felicitas a Gallarate: "Un'autocelebrazione"
Felice su Vita, carriera e famiglia: Rocco Siffredi si racconta sul palco di Varese fra sorrisi e lacrime
Alessandra Toni su Max Felicitas a Gallarate incatenato fuori dall'Isis Ponti: “Libertà, libertà"
Felice su Gli studenti dell'istituto Ponti di Gallarate determinati a incontrare Max Felicitas anche fuori dalla scuola
rosa su Max Felicitas a Gallarate incatenato fuori dall'Isis Ponti: “Libertà, libertà"
Felice su La guerra in Ucraina e la sfida dell'occidente: servono disciplina, determinazione e pragmatismo
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.