La professione del medico è cambiata in peggio: meno autorevole, meno valorizzata e più colpevolizzata
Un sondaggio effettuato dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed ascoltando oltre 1300 professionisti evidenzia la crisi della figura

Il lavoro del medico è profondamente cambiato. La sua figura è meno autorevole, meno valorizzata e più colpevolizzata. Il lavoro spesso penalizza la qualità della vita e il carico di burocrazia è soverchiante.
I profondi cambiamenti, che la figura del medico ha subìto nella società, sono stati studiati dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed.
Attraverso la somministrazione di un questionario ad hoc a un pool di 1369 medici e professionisti si è avuta una fotografia della percezione che la categoria ha di sé nella società.
Il campione è risultato adeguatamente bilanciato per sesso, trasversale come età (da 25 a 74 anni) e rappresentativo di diverse fasce di anzianità lavorativa (27.8% con meno di cinque anni di anzianità, 26.8% con più di 25 anni di anzianità). L’area professionale più rappresentata è risultata essere quella medica (62.4%), seguita da quelle chirurgica (23.7%) e dei servizi (16.7%).
Lo studio, approvato dalla Commissione per la Valutazione della Ricerca (CRIP) del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi Milano- Bicocca e sviluppato da un team di professionisti di area psicologica, si è proposto di indagare gli articolati temi del benessere organizzativo e del cambiamento nella professione medica. I punti chiave dei risultati rilevati possono essere sintetizzati così:
Benessere organizzativo
Più della metà (57%) degli intervistati ha lamentato insoddisfazione lavorativa per mancanza di valorizzazione del personale (34%), seguita dalla difficoltà nel mantenimento di un equilibrio tra vita privata e attività professionale (27%) e dagli eccessivi carichi di lavoro (21%).
Rapporto con l’utenza e la società
La metà del campione (49%) ritiene che l’immagine pubblica del medico sia cambiata in peggio. Emerge, infatti, un’utenza meno disposta a fidarsi e affidarsi al professionista. Più del 60% dei rispondenti dichiara che l’utenza considera il medico come meno competente (70%) e disponibile sul piano umano (67%) rispetto al passato. La quasi totalità dei rispondenti (93%) teme, maggiormente rispetto al passato, le conseguenze legali della propria attività professionale e l’85% concorda con il fatto che oggi i professionisti tendono a prescrivere un numero maggiore di accertamenti per timore di inadempienza.
Burocrazia e informatizzazione
Più dell’80% dei partecipanti ritiene che le attività amministrativo-burocratiche limitino il tempo delle attività clinico-assistenziali (95%) e ne riducano la qualità delle stesse (89%). Sebbene il 62% ritiene che i sistemi informatizzati siano teoricamente più funzionali rispetto al passato, solo il 40% degli intervistati conviene con il fatto che tali sistemi supportino fattualmente l’attività.
Fattori aziendali
Il 93% dei rispondenti ritiene che i correnti livelli di retribuzione non siano congrui con la complessità della professione medica e circa il 61% ritiene che gli attuali parametri adottati dalle aziende per valutare l’operato del medico non siano appropriati alla tipologia di attività in questione. L’81%, invece, ritiene che i fattori di budget esercitino un’influenza negativa sull’attività clinico-assistenziale.
Topic di cambiamento
La congruità della retribuzione è la principale area tematica di cambiamento a cui è andata in contro la professione del medico (30%), seguita da quelle concernenti il carico burocratico, la svalutazione della professione e le pratiche di medicina difensiva (23%). Superano invece il 15% di prevalenza i topic attinenti all’eccessivo carico di lavoro (20%) e il deterioramento della qualità del rapporto tra il medico e l’utenza (17%). Tra il 10 e il 15% dei rispondenti ha inoltre segnalato tematiche attinenti al malcontento per la gestione dirigenziale (13%), i processi di privatizzazione e aziendalizzazione della sanità (12%), lo stress lavoro-correlato (12%) e le difficoltà imposte dalla carenza di staff (11%).
I commenti
«Nei vari ambiti legati al mondo del lavoro, emerge un disagio diffuso che tocca molteplici aspetti. Sebbene molte di queste problematiche siano legate a fattori difficilmente modificabili, l’esperienza vissuta dai professionisti coinvolti potrebbe trarre beneficio da azioni preventive a livello primario e secondario. Tali interventi non solo potrebbero migliorare la qualità della vita degli operatori sanitari, ma anche contribuire a un miglioramento dei servizi clinico-assistenziali offerti ai pazienti» spiega Stefano Magnone, Segretario Regionale ANAAO-ASSOMED Lombardia.
«I risultati dell’indagine, che suggeriscono, a livello prettamente descrittivo, la presenza di un disagio trasversale a differenti domini occupazionali ed individuali nella professione medica, richiedono un approfondimento in merito alle possibili determinanti di tale disagio» commentano Ines Giorgi, Psicologa e Psicoterapeuta, e Edoardo Nicolò Aiello, Psicologo presso IRCCS Istituto Auxologico Italiano.
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