“Beviamoci un aperitivo”, ma all’appuntamento a Malnate le rompe le costole: domiciliari per l’ex convivente
Il pubblico ministero ha chiesto la riapertura di un procedimento appena conclusosi per difetto di querela a cui si aggiunge anche il nuovo caso in discussione in tribunale a Varese
Il primo processo seguito da assoluzione per difetto di querela, lo stesso che il pubblico ministero ha chiesto di riaprire dopo gli ultimi fatti avvenuti fra una coppia di varesini, cittadini italiani.
Cinquant’anni lui, 36 lei. Una storia fatta anche di violenza. Prima una frequentazione, poi una convivenza stabile, per anni, quando nella coppia si palesa la crepa delle intemperanze muscolari dell’uomo verso la compagna che decide di tornare a vivre dai parenti. Di tanto in tanto qualche incontro, qualche passeggiata, ma nulla di più per un rapporto ondivago, fatto di tira e molla dove la donna cedeva alle lusinghe per poi ritrarsi. E in uno di questi incontri consensuali che la situazione sembra degenerare.
La proposta: «Ci vediamo per un aperitivo?». Invito che pare innocuo, ma che alla fine, in un bar di Malnate, qualche settimana fa, si trasforma in una trappola: lui che dopo un drink parte con gli insulti, lei che chiama la madre: «Vieni a prendermi». Allarme che poi rientra, il cinquantenne promette di riportarla a casa. Altro errore in cui la ragazza cade: durante il tragitto in auto partono altre contumelie pesanti, altre invettive tristemente «classiche» contro l’ex convivente, parole fortemente offensive misura di una ossessione quasi patologica trasformata rapidamente dalle parole ai fatti: lui le sferra pugni mentre è alla guida, le strappa i capelli, le impedisce di scappare dall’auto che ad un tratto blocca.
La ragazza fa in tempo a richiamare la madre ma poi, sempre secondo le accuse mosse all’uomo dalla Procura, viene fatta scendere a forza dalla macchina e «sfondata» a calci dall’ex compagno che le rompe una costola, com emergerà dal referto medico che viene accompagnato alla querela per lesioni aggravate gravi: 30 giorni il tempo previsto dai mdici per la guarigione. L’uomo viene messo agli arresti domiciliari nella sua residenza in un comune dell’hinterland del capoluogo, e in questi giorni è in corso l’udienza preliminare nella quale il publico ministero ha chiesto, come si accennava, di aprire un secondo procedimento originariamente attivato con una prima denuncia da cui nacque un procedimento penale, querela poi ritirata; fatto che quindi, con le nuova normativa entrata in vigore nel 2023 fece pronunciare al giudice l’assoluzione per “difetto di querela”. Ora l’orizzonte penale cambia. E dunque a carico del cinquantenne i fatti contestati e sui quali il giudice è chiamato a decidere sono due. L’imputato è difeso dall’avvocato Corrado Viazzo.
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