Fede in cammino: giovani, fragilità e speranza nel Giubileo del presente
A Materia Spazio Libero ci si è interrogati sul ruolo del Giubileo in “un contesto frastornante con una situazione geopolitica piuttosto traballante”, con monsignor don Davide Milani e don Marco Casale

A Materia Spazio Libero Varesenews mercoledì 9 aprile un incontro con il giornalista e vice direttore di Varesenews Michele Mancino, monsignor Davide Milani e don Marco Casale. Dopo la proiezione dello speciale Rai sul Giubileo 2025, ci si interroga sul ruolo di quest’ultimo in «un contesto frastornante con una situazione geopolitica piuttosto traballante».
Speranza, misericordia, amore e universalità. Ecco i valori che emergono dalla serata. Tutte caratteristiche tipiche del Giubileo. Ed è in questo contesto che don Marco Casale precisa e distingue «siamo nel Giubileo ordinario che si differenzia dal Giubileo straordinario come quello tenutosi tra il 2015 e il 2016, in occasione dell’anno della misericordia, e quello del 1987, il cosiddetto Giubileo mariano».
Dopo le doverose definizioni, il don tiene a precisare che anche Varese si è impegnata in un Giubileo, quello dedicato alle persone senza fissa dimora.
È stata proprio la Casa della carità la sede e il punto di approdo per l’accoglienza. «Non tirare a campare, ma riprendere il treno della vita» ecco l’obiettivo di don Marco e dei volontari che lo assistono nel permettere alle persone senza fissa dimora di riprendere le relazioni perdute, di godere pienamente di diritti propri. «C’è sempre una possibilità di nuova vita per tutti» sorride.
Monsignor Davide Milani sottolinea di avere «la fortuna di assistere quotidianamente all’afflusso dei fedeli» a Roma e con emozione, riporta come dai luoghi che vive sia sempre possibile osservare «un popolo in cammino, in cerca di una dimensione di carità e misericordia vera» e vedere «pellegrini arrivare, cantare canti liturgici».
Giubileo come punto di svolta per un cristiano
«Credere non è qualcosa di statico, la fede è un cammino e il pellegrinaggio ce lo ricorda» aggiunge don Milani, suggerendo al pubblico di evitare bilanci sommari della vita con una mera somma di vicende belle e sottrazione di episodi brutti. Per il monsignore la Porta Santa è un luogo interrogativo: non più il mero simbolo di cambiamento in più buoni, giusti, misericordiosi, piuttosto la rappresentazione della carità. «Cosa proviamo quando varchiamo la porta di un luogo in cui siamo attesi?» interroga il pubblico, «ci sentiamo accolti, Dio ci accoglie, nella giornata possiamo aver fatto di tutto, ma Dio ci accoglie» suggerisce.
Giubileo in provincia di Varese
Chiese giubilari della provincia, ovvero Santa Maria del Monte a Varese, Santa Maria del Sasso a Caravate, Beata Vergine dei Miracoli a Saronno e la Basilica di santa Maria Assunta a Gallarate, permettono di vivere il Giubileo anche in modo locale. È possibile fare un cammino vero e materiale e inoltre ricevere l’indulgenza plenaria.
«Sebbene sia stata connotata negativamente, soprattutto come qualcosa che si poteva commerciare e comprare… l’indulgenza è da considerarsi come tenerezza del cuore di Dio che guarda alle sue creature» spiega don Marco. «Il perdono ripristina una relazione e l’indulgenza ci ricorda che c’è qualcosa da ricostruire, una fiducia, le conseguenze del peccato da riparare» aggiunge don Davide.
L’indulgenza nel contesto ordinario consiste nel cammino di purificazione che prevede anche il passaggio attraverso la porta, ma «tutto quello che c’è prima e dopo conta, il varcare una soglia è un simbolo» concordano gli ospiti. «Il perdono, infatti, non è una questione istantanea, è al termine di un processo, di un percorso: consiste nel comprendere le ragioni dell’altro, che magari sta soffrendo» aggiunge il monsignore.
Giubileo: una via per ritrovare radici giudaico-cristiane
Don Casale ammette che «il giubileo è un modo per informarci su alcune nostre tradizioni e sugli istituti antichissimi della Chiesa». Riconosce che «le radici giudaico-cristiane sono nei fatti il nostro DNA. Conoscere le nostre radici vuol dire conoscere noi stessi, il nostro vivere civile e i suoi fondamenti». Approfondisce l’etimologia del vocabolo giubileo -gioire- e l’uso del corno come tromba per riscoprire le ragioni della speranza.
Don Davide d’altro canto afferma che è pericoloso parlare di recupero delle radici per l’abbondante uso che ne viene in politica. Tuttavia, riconosce che «da noi la fede ha modellato un modo di essere. Per le generazioni dei nostri avi, era qualcosa di vivo, la prendevano sul serio e diventava vita concreta, modo per imparare a costruire la società».
Il Giubileo dell’educazione e i giovani
Monsignor Milani non perde occasione per invitare il pubblico al Giubileo dell’educazione che si terrà tra ottobre e novembre. Ecco l’assist per introdurre i giovani nel discorso. «I ragazzi e le ragazze non sono dei mancanti che noi adulti tramite insegnamenti rendiamo dei sapienti. Vanno resi protagonisti». Così don Marco si fa testimone del proprio vissuto con i giovani attivi presso la Casa della carità. Loda «la loro capacità di incarnare valori che tanti non immaginerebbero» e ammira «la passione di prendersi cura dei senza fissa dimora». Si dice stupito del «senso della giustizia che li anima» e li vede «pronti a rimboccarsi le maniche». Sollecita il pubblico «ascoltate e vivete i giovani, senza partire da stereotipi che originano da fatti di cronaca o situazioni estreme».
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