Il potere della verità fragile

Non si sceglie un Papa come si sceglie un potente. La morte di Francesco ci insegna che la verità più forte è quella fragile: quella che accompagna, di chi cade, si rialza, e chiama per nome senza paura

funerale papa francesco

Lettera ai cardinali (e a tutti noi).

Il 26 aprile 2025, oltre 400.000 persone si sono radunate a Roma per rendere omaggio a Papa Francesco. Di queste, circa 250.000 hanno partecipato alla Messa funebre in Piazza San Pietro, mentre altre 150.000 hanno seguito il corteo funebre lungo le vie della città fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il Pontefice è stato sepolto secondo le sue volontà.

L’evento ha visto la partecipazione di 249 delegazioni ufficiali da tutto il mondo, tra cui 61 capi di Stato e 31 capi di governo, segnando una delle più ampie rappresentanze diplomatiche nella storia dei funerali papali.

​E ora, tocca a loro. Cari cardinali, che vi preparate a scegliere un nuovo Papa, lasciateci dire una cosa semplice, che in questi giorni ci brucia dentro a fuoco lento. Non abbiamo bisogno di un Papa potente. Non abbiamo bisogno di un abile equilibrista, di un vincitore, di un custode di alleanze. Non abbiamo bisogno di un principe. Abbiamo bisogno di un padre. In questi giorni, mentre la morte di Papa Francesco attraversa il mondo come una ferita silenziosa, qualcosa si è mosso nei cuori. Non è solo la fine di un pontificato. È il risveglio di una sete antica: sete di verità, sete di compagnia, sete di chi non ci lascia soli a raccontarci bugie.

I giornali parlano del Conclave come di un gioco di potere. Ci sono film, vignette, battute sulle chiavi di San Pietro, come se tutto si riducesse a chi terrà meglio in mano il mazzo dei privilegi. C’è del vero, certo. Siamo uomini. Ma se ci fermassimo lì, tradiremmo non solo Francesco. Tradiremmo noi stessi.

Perché il mondo oggi non ha bisogno di un altro amministratore delegato della fede. Non ha bisogno di un altro burocrate della spiritualità. Non ha bisogno di un altro stratega di alleanze. Ha bisogno di un uomo che conosca il potere della verità fragile. Un uomo capace di rimanere saldo non nella forza, ma nella fedeltà. Un uomo capace di ammettere di non avere tutte le risposte, ma di non scappare davanti al dolore degli altri. Un uomo che non teatralizzi la fede, che non faccia della Chiesa una compagnia di attori. Un uomo che dica, anche inciampando: “Non temete, io sono con voi”.

Viviamo in una società che ci insegna a bastare a noi stessi, a rincorrere la potenza, a mascherare la solitudine dietro la connessione. Ma la verità, la verità vera, è un’altra: nessuno basta a sé stesso. Abbiamo bisogno di essere guidati, non comandati. Abbiamo bisogno di essere accolti nella nostra fragilità, non giudicati per essa. Papa Francesco ci ha mostrato questo. Con il suo passo incerto, le sue parole a volte rotte, il suo modo di abbracciare il mondo anche quando il mondo lo ignorava. Non era perfetto. Ma era vero.

Viviamo in un tempo in cui il falso si fa legge, la corruzione si maschera da progresso, la solitudine si confonde con la libertà. Abbiamo bisogno di chi ci aiuti a discernere, non a comandare. Di chi, inciampando come noi, continui a credere che la verità valga la pena di essere cercata insieme.

Ora tocca a voi, cari cardinali. Ma tocca anche a noi, popolo confuso e assetato, non accontentarci di un successore qualunque. Abbiamo bisogno di un nuovo padre. Abbiamo bisogno di un custode della verità fragile, che non sia né pavido né arrogante. Abbiamo bisogno di qualcuno in cui poter credere, anche se sbaglierà. Perché la verità fragile, quella che non si impone, ma si dona, è l’unico potere che ancora può salvare questo mondo stanco di bugie.

Alla fine, non cerchiamo un custode di segreti, ma una mano che non tremi, mentre ci chiama per nome.

“Il volto dice: tu non ucciderai”, E. Levinas.

di
Pubblicato il 27 Aprile 2025
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