La festa del 25 aprile attraversa le vie di Gallarate
La celebrazione in due momenti: prima gli interventi al cimitero, promosso dall’amministrazione, e poi il corteo che ha proseguito per il centro cittadino

Una grande partecipazione caratterizzato la festa del 25 aprile a Gallarate, nell’80º della Liberazione dal nazifascismo. Un corteo colorato dove tricolori si mischiavano le bandiere delle varie radici, delle bandiere rosse a quelle dell’Europa, ai vessilli del movimento cristiano delle Acli.
L’orazione ufficiale, nella prima parte di celebrazione, curata dal Comune, è stata affidata al professor Stefano Bruno Galli, che ho tenuto un discorso improntato al riconoscimento della radice federalista presente nell’elaborazione teorica di una parte della Resistenza e nelle formazioni combattenti di quelle aree – come le valli valdesi e la Val d’Aosta – che più avevano sofferto il centralismo uniformante del fascismo (che, giova ricordarlo, aveva proibito di parlare in Italia ogni lingua che non fosse l’italiano).
La sua orazione Galli è partito nel 25 aprile come giorno in cui “ il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia diede l’ordine al Corpo Volontari della Libertà di assaltare le prefetture simbolo del regime, simbolo del centralismo. Da lì comincia quel fenomeno che nel giro di un anno avrebbe portato dalla Monarchia alla Repubblica, dall’autoritarismo alla democrazia. Ad esso diedero un contributo fondamentale le forze socialcomuniste, ma noi non possiamo nascondere che dal 1949, quando si istituzionalizza la festa della Liberazione si innesca una competizione sulla memoria del 25 aprile, tra una memoria rossa e una memoria nera. In mezzo c’è una memoria grigia che è il corpaccione del Paese, che non ha goduto di spazi. Perche c’erano anche azionisti, liberali, persino monarchici. Dobbiamo riconoscerlo”. Ha sottolineato anche la radice delle forze che “vedevano in funzione antitotalitaria e repubblicana il federalismo, sulle orme di Cattaneo”, con una visione raccolta nella Carta di Chivasso elaborata da pensatori delle valli valdesi e della val d’Aosta.

Il sindaco Andrea Cassani ha tenuto un discorso breve premettendo che nello spirito di lutto per Papa Francesco avrebbe evitato “cose divisive”. Ha rimarcato le parole di Galli, “un intervento che ha reso giustizia a una parte di Resistenza che viene passata sotto silenzio” e ha aggiunto: “Non penso che sia una celebrazione della maggioranza ma neppure di un’associazione”, nell’accenno polemico con Anpi che ha promosso il successivo, tradizionale corteo per le vie della città.
Corteo colorato e con le canzoni della Resistenza, che ha poi reso omaggio anche al monumento ai Caduti, sulle note della canzone del Piave suonata dalla Filarmonica di Verghera, e al monumento alla Resistenza di largo Camussi.

Davanti al monumento è intervenuto Michele Mascella l: “Nella legge istitutiva si parla di festa della Liberazione, se si canta qualche canzone non si dà fastidio a nessuno. Quasi a nessuno, il 25 aprile è divisivo solo per i fascisti”. Mascella ha fatto anche un accenno critico al discorso di Galli: “Il 25 aprile il CLNAI non promulgò l’assalto alle prefetture, è una ignominia dirlo, ma l’insurrezione del popolo”.

L’ orazione ufficiale Anpi è stata affidata al giovane Niccolò Rinaldi: “non esporsi, stare sul divano è una tentazione allettante. Tacere fu quello che fece la maggioranza di fronte a una minoranza violenta di fascisti”. Ha ricordato le figure più note di Caduti della Resistenza gallaratese: Angelo Pegoraro, Praderio, Zaro Camussi, esponenti di diverse tendenze politiche e ambienti sociali. Ma c’è stato anche il richiamo alla attualità del messaggio antifascista: ha concluso “che la Resistenza continui”.
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