Boschi pericolosi in mano alle bande di spacciatori: “Occorrono subito droni e telecamere per stanare i pusher”
L'allarme per la situazione di diverse zone boschive del territorio è emerso nell'incontro di presentazione dei dati su contrasto e repressione del traffico degli stupefacenti voluto dalle Procure della Repubblica dei tribunali di Varese e Busto Arsizio
I boschi della provincia di Varese sono pericolosi e occorrono misure incisive per restituirli alla collettività.
È il dato principale che è emerso questa mattina, venerdì 6 giugno, a Villa Recalcati dove è stato presentato il dossier : “Il coordinamento nella prevenzione e nella repressione del traffico di sostanze stupefacenti nella provincia di Varese”. Una relazione in cui emerge l’attività di contrasto al fenomeno dello spaccio da parte delle forze dell’ordine sotto il coordinamento delle due procure.
Coordinamento tra due due Procure e un Osservatorio dedicato
Il nostro territorio si confronta con un fenomeno particolare: lo spaccio di sostanze stupefacenti si è spostato dalle tradizionali aree urbane ai boschi, rendendo le operazioni di contrasto ancora più complesse. È un sistema aggravato dalla presenza di spacciatori armati che crea seri problemi di sicurezza pubblica e tiene lontani i cittadini.
L’organizzazione dello spaccio boschivo è militare e ha a disposizione diverse armi sia bianche che da fuoco: diversi sono stati gli scambi avvenuti negli anni passati che hanno fatto 9 vittime, anche se, come ha riportato il Colonnello Marco Gagliardo comandante provinciale dei Carabinieri di Varese, la guerra tra clan si va affievolendo probabilmente a causa di un accordo tra gruppi per spartirsi le piazze.
Il sistema Marocco
Ad aver colonizzato le aree boschive è un’organizzazione che proviene da un’area precisa del Marocco. Gestisce lo spaccio nel Parco Pineta, nel Parco del Lura, nelle aree dalla Valganna alla Valcuvia fino alla Valmarchirolo e nelle località periferiche dei comuni di Biandronno, Bardello con Malgesso e Bregano, Beozzo, Brebbia e Malnate.

«La testa del serpente è in Marocco – ha spiegato bene il Procuratore generale della Repubblica di Busto Carlo Nocerino – in una regione interna che presenta caratteristiche orografiche simili alle nostre: montagne non molto alte, clima temperato e a volte freddo. Qui vengono inviati spacciatori che rimangono per brevi periodi e poi rientrano nel loro paesi. L’elevato turn over mette in difficoltà le attività di indagine. Se a queste difficoltà sommiamo poi i problemi legati alle rogatorie e alle estradizioni dal Marocco, che non risponde mai, l’attività di contrasto per smantellare questa organizzazione è davvero difficile. Dobbiamo poi aggiungere anche l’interrogatorio preventivo che come magistrati siamo tenuti a fare per procedere agli arresti. Una volta che si emettono questi avvisi i destinatari se ne sono già andati e sostituiti».
Le procure di Varese e di Busto Arsizio hanno aperte attualmente 15 inchieste che stanno procedendo anche grazie alla stretta collaborazione avviata tra le procure e all’osservatorio istituito con il fine di studiare il fenomeno dello spaccio nei boschi.

L’attività dei baschi rossi
Tra il 2023 e il 2024, anche grazie all’arrivo dei “baschi rossi”, carabinieri specializzati provenienti da Calabria, Sicilia e Sardegna, la sorveglianza delle aree boschive aveva portato risultati positivi.
Il limite di quelle operazioni, però, è stata la mancanza di continuità e i costi elevati: « L’organizzazione marocchina si è insediata nei boschi del Varesotto e li tratta come se fosse casa loro – sottolinea ancora il procuratore Nocerino – Sarebbe opportuno usare dei droni per individuare le postazione stanziali di questi gruppi ».

Anche la videosorveglianza potrebbe permettere un salto di qualità come ha ricordato il Procuratore capo di Varese Antonio Gustapane parlando dell’esperienza di Varese con le telecamere in Piazza Repubblica : « La video sorveglianza in una piazza infestata da spacciatori assicura un’azione di prevenzione virtuosa che andrebbe replicata. I boschi sono diventati luoghi di scontro tra bande, alcune armate con pistole e coltelli, pronte anche a un conflitto a fuoco. Questa presenza militare in un’area verde è un’inaccettabile occupazione del territorio».
Servono fondi, strumentazioni e uomini
Per poter garantire il contrasto efficace, però, servono fondi, tecnologie e uomini che, al momento, non ci sono: « La procura di Busto va potenziata, almeno allo stesso livello di quella di Monza perchè non è meno importante» ha detto il procuratore Nocerino rivolgendosi direttamente all’onorevole Andrea Pellicini presente in sala insieme al collega Alessandro Alfieri.
Il Procuratore Noerino ha rivolto anche un invito agli amministratori: “ I sindaci potrebbero emettere delle ordinanze di sgombero per motivi di ordine igienico sanitari. In questi accampamenti improvvisati ci vivono notte e giorno. Mettiamo in campo anche atti amministrativi».
Lo scalo di Malpensa, il valico di Gaggiolo e il polo intermodale Hupac le porte di accesso
Oggi l’azione di contrasto al traffico e commercio di droga deve spingere su sistemi incisivi, in grado di mettere un vero deterrente a un modello molto flessibile e in continuo cambiamento come si legge anche nella relazione del Comandante della Guardia di Finanza Generale Crescenzo Sciaraffa commentando le attività alle frontiere, lo scalo di Malpensa, innanzitutto, ma anche la dogana di Gaggiolo e poi il centro intermodale Hupac a Busto, suggerito dal dottor Nocerino, dato che la miglior via per far viaggiare le sostanze sono le spedizioni di frutta e verdura.
I dati
Le attività congiunte, l’osservatorio provinciale, il Tavolo sulla sicurezza coordinato dal Prefetto in questi anni hanno messo a segno importanti risultati: grazie ai servizi straordinari di controllo del territorio sono stati svolti 122 interventi con 119 arresti effettuati ( di cui 56 da parte dei reparti cacciatori), 244 chili di sostanze sequestrate insieme a 320.000 euro.
La Guardia di Finanza ha svolto oltre 500 interventi tra il 2023 e il 2024 con 79 arresti e ulteriori 51 arresti in flagranza, 385 denunce, con oltre 3.500 chili di sostanze sequestrate.
La Procura di Busto Arsizio tra il gennaio 2022 e dicembre 2024 ha effettuato 124 richieste di rinvio a giudizio, 130 richieste di giudizio immediato, 101 giudizi per direttissima in tribunale, 108 citazioni in giudizio e 468 richieste di archiviazione
La Procura della Repubblica di Varese, nello stesso periodo, ha avanzato 85 richieste di rinvio a giudizio 60 di giudizio immediato, 37 per giudizio direttissimo in tribunale, 39 citazioni in giudizio e 103 richieste di archiviazione.

Educazione e prevenzione
La mole di lavoro è grande e la preoccupazione per il futuro è tanta: oggi, nei nostri boschi, si spacciano soprattutto oppiacei e cannabinoidi, questi ultimi sono di gran lunga la droga più sequestrata seguita dalla cocaina. A preoccupare, però, è l’arrivo in Italia del Fentanyl: nel Varesotto non c’è ancora ma l’attenzione è alta.
Il Prefetto Salvatore Pasquariello lavora su diversi tavoli per la prevenzione soprattutto tra i più giovani: « L’obiettivo è quello di far crollare la domanda. Solo così riusciremo a eliminare l’offerta».
Obiettivi a lungo termine. Ma ora l’emergenza è ripulire i boschi con strumenti, mezzi e uomini che, al momento non ci sono.
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