Il solstizio d’estate tra mito e memoria, un viaggio nei riti della luce
Come ogni anno, con l’arrivo della stagione estiva, ospitiamo il contributo di Cesarina Briante, appassionata studiosa di storia locale e cultura popolare. In questo approfondimento ci guida alla scoperta dei significati simbolici e delle tradizioni legate al solstizio d’estate: dai falò celtici al rito della barchetta di San Pietro, fino alla raccolta dei nove fiori propiziatori

L’estate è alle porte e, come da tradizione, ospitiamo con piacere il contributo di Cesarina Briante, che ci accompagna in un viaggio tra storie, miti e tradizioni legate alla stagione più amata dell’anno.
Cesarina Briante, nata e residente a Somma Lombardo, è un’appassionata studiosa di storia locale, antropologia e culture antiche. Nel corso degli anni ha raccolto preziose testimonianze e informazioni di carattere storico e folkloristico, dando vita a racconti che intrecciano saperi popolari, credenze e consuetudini del passato.
Attraverso la sua narrazione, antiche tecniche, usanze e metodi tramandati dai nostri avi tornano a vivere, in un affascinante equilibrio tra realtà storica e leggenda. Autrice di numerosi libri, Briante collabora da tempo anche con “La Varese Nascosta”, portando avanti un lavoro di valorizzazione della memoria e dell’identità del nostro territorio.
Il Solstizio d’Estate fra Magia e Tradizioni
Il solstizio d’estate, che cade tra il 20 e il 22 giugno, è il giorno più lungo dell’anno e segna l’inizio ufficiale dell’estate astronomica. Da sempre, questo evento è stato celebrato con riti e tradizioni che esaltano la luce, il caldo e l’abbondanza. Quest’anno il cambio stagionale avviene il 21 giugno alle 4:42 del mattino (ora italiana).
Fin dall’antichità, il solstizio d’estate ha segnato un momento solenne di passaggio, durante il quale, le forze insite nella natura si esprimono al massimo della potenza. Gli antichi Romani lo associavano a Giano Bifronte, il dio delle soglie, dei portali e dei mutamenti. I Celti accendevano grandi falò per onorare il trionfo del sole che in questo giorno è alla sua massima elevazione. A queste celebrazioni si è sovrapposta la festa di San Giovanni. Come Giano presenta un doppio volto anche San Giovanni Battista trova un corrispettivo nel tempo invernale in San Giovanni Evangelista festeggiato il 27 dicembre.
Il Solstizio estivo è la porta che si apre agli uomini, che crea un ponte, una connessione invisibile, con il tempo del solstizio invernale, il momento sacro dedicato al passaggio degli Dei. Un portale, un canale energetico, che rappresenta un collegamento tra il mondo materiale e quello invisibile.
Ancora oggi, il solstizio si festeggia con danze, fuochi e rituali legati alla natura, poiché è il momento in cui il sole pare fermarsi, alto imponente, signore del cielo, prima di intraprendere il suo percorso verso l’autunno. Anche l’arte contemporanea celebra questo importante momento dell’anno: a Taino il “Luogo dei Quattro Punti Cardinali” che sorge al Centro del Parco, è un’opera di Giò Pomodoro del 1991, dedicata ad Apollo, dio del Sole; un omaggio alla ciclicità del tempo e alla connessione tra cielo e terra. Il 21 giugno a mezzogiorno, un raggio di luce attraversa una fessura nel pilastro centrale e colpisce con precisione un punto sul pilastro “caduto”, segnalando così il solstizio d’estate.
Il Rito della Barchetta e altre Antiche Tradizioni
Tra le tradizioni più affascinanti legate al solstizio vi è il rito della barchetta di San Pietro, diffuso soprattutto nel Nord Italia. San Pietro, essendo stato pescatore, si associa naturalmente all’acqua e al simbolismo della barca. In alcune località, il rito è compiuto, invece, in onore di San Giovanni, colui che battezzò Gesù e che, per questo, è anch’egli intimamente legato all’Elemento Acqua.
Nella notte del 24 giugno (festa di San Giovanni) o tra il 28 e il 29 giugno (Santi Pietro e Paolo), si riempie una brocca di vetro con acqua e vi si immerge un albume d’uovo. Si lascia il tutto su un davanzale, all’aperto.
“Questa è la notte in cui i sogni prendono forma e svelano il destino. Nel sonno i desideri diventano immagini, la Luna li cattura e li riflette nella bottiglia”
Così diceva una donna saggia del passato allo scandire di questa ricorrenza.
All’alba, grazie alla combinazione della rugiada notturna e delle variazioni di temperatura, l’albume si coagula formando una barca con vele e alberi. Secondo la tradizione, questa predice il futuro: vele aperte indicano prosperità e bel tempo, mentre vele chiuse preannunciano pioggia e difficoltà. Una divinazione su cui i contadini del passato facevano affidamento, è infatti noto il proverbio: “San Giovanni non vuole inganni” a cui si attribuiscono origini diverse. Tra le più accreditate vi è quella riferita all’antica moneta in uso nel Medioevo a Firenze: il fiorino, che riportava il giglio fiorentino su un lato e, sull’altro l’immagine del Santo. Due simboli che imprimevano alla moneta un significato di autenticità. Lo scopo era anche quello di dissuadere i disonesti a compiere ogni eventuale falsificazione, che oltre a essere un reato a tutti gli effetti, rappresentava anche un’offesa al Santo stesso.
Fino agli inizi del ‘900, i contadini, prima di coricarsi, “rendevano santa la notte”: ogni camera aveva infatti almeno un acquasantiera. L’acqua benedetta veniva spruzzata ai quattro angoli del locale e, infine, al centro, così da allontanare ogni forza negativa. Un’usanza che assumeva un significato più marcato al solstizio, la notte magica per eccellenza.
Un Legame tra Natura, Storia e Spiritualità
Questo antico metodo di divinazione ha origini lontane. In tempi recenti veniva utilizzata la bottiglia del latte, ma in epoche più remote, quando il vetro non era facilmente disponibile, si ricorreva a brocche in terracotta o ceramica.
Non essendo trasparenti, si dovevano inclinare leggermente per osservare la disposizione dell’albume coagulato, oppure si travasava il contenuto in un recipiente più grande. In questo caso, la figura cambiava forma e dimensioni, ma era comunque utile ai fini della divinazione.
La stagione calda porta con sé movimento, libertà e spensieratezza, e per questo i rituali ancestrali che si sono mantenuti, almeno in parte, fino ai tempi attuali, vengono vissuti in modo gioioso. I bagni di mezzanotte, ad esempio, riflettono questo pensiero: un tempo avevano un valore purificatorio, considerati come un rito per salutare il sole e la bella stagione. Venivano spesso effettuati alla fine dell’estate, in concomitanza con il Ferragosto, come ultimo omaggio alla luce prima del lento avvicinarsi dell’autunno.
Il Rito dei Nove Fiori: Feconda Abbondanza
Un altro rituale solstiziale, profondamente legato alla natura, è la raccolta di nove fiori e aromi. Nella notte del solstizio, o della festa di San Giovanni, si raccolgono erbe, specialmente aromatiche, e fiori, considerati magici e propiziatori, come iperico, lavanda, salvia, rosmarino, camomilla, verbena e menta. La scelta del fiore o degli aromi dipende dalla località. Se si sceglie di eseguire questa antica usanza, è importante verificare eventuali intolleranze a piante e profumi. In caso di dubbio è opportuno rivolgersi a un addetto del settore.
Questi elementi vengono lasciati immersi in una ciotola d’acqua all’aperto, in modo che possano assorbire la rugiada della notte e le energie della natura. Al mattino successivo, ci si lava il viso e le mani con l’acqua così preparata in un gesto simbolico di benedizione, apportatore di salute e benessere. Questo rito richiama le antiche usanze di Calendimaggio, quando la primavera veniva celebrata con gesti propiziatori simili per la fertilità e la prosperità.
“Nove fiori ho raccolto che l’acqua ha benedetto, per me la bellezza e tanta fortuna sotto il mio tetto.
Se poi la notte del Solstizio coincideva con la Luna Piena, davanti a una fontana, si pronunciava questa frase: “Una moneta d’argento, mi ha dato la Luna, nell’acqua riflessa ho raccolto e una moneta io af ido a Lei che ogni atto va ripagato” e si gettava una monetina in una fontana.
Il solstizio d’estate è un momento magico, sospeso nel tempo. Che sia con un falò, un bagno purificatore, una barchetta d’albume o l’acqua profumata dei fiori, questa notte continua a incantare e a rinnovare il suo mistero, fatto di leggende, spiriti della natura e antiche magie.
Le informazioni riportate in questo articolo sono il frutto di una ricerca personale e sono, in alcuni casi, tramandate. L’origine del proverbio: San Giovanni non vuole inganni è stata comparata con: “San Giovanni non vuole inganni”, qui origine e significato del modo di dire
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