Lupi e orsi in Lombardia, tra presenza stabile e passaggi solitari: l’analisi dello zoologo Adriano Martinoli

Sono 25 i gruppi identificati di lupi, un numero inferiore rispetto a quelle delle regioni limitrofe. La situazione va monitorata dalle autorità ma è importante che le persone tengano un comportamento responsabile e collaborativo

lupo

La presenza di lupi e orsi in Lombardia è in aumento. Secondo il Rapporto Grandi Carnivori presentato recentemente da Regione Lombardia, i lupi sono oggi distribuiti in 24 branchi e 4 coppie accertati, oltre a ulteriori presenze ancora in fase di conferma. Venticinque dei gruppi identificati si trovano esclusivamente in territorio lombardo, mentre otto risultano condivisi con le regioni limitrofe e la Svizzera. Dodici lupi sono stati trovati morti, principalmente a causa di incidenti stradali.

Per quanto riguarda l’orso bruno, nel 2024 sono state rilevate 78 tracce contro le 70 del 2023, principalmente nelle province di Sondrio e Brescia. Si stima che tra 8 e 13 orsi maschi abbiano attraversato la regione quest’anno, senza segnalazioni di femmine con cuccioli in Lombardia.

I danni denunciati da allevatori e agricoltori nel 2024 sono stati 123 (110 da lupi, 13 da orsi), con una richiesta di indennizzi alla Regione pari a 77.780 euro. Le province più colpite sono risultate Brescia, Bergamo, Como e Sondrio.

A fronte di una percezione crescente di rischio da parte della popolazione e delle attività produttive montane, è fondamentale chiarire il contesto ecologico e la prospettiva scientifica dietro l’espansione di questi grandi predatori. Lo abbiamo chiesto al professor Adriano Martinoli, docente di zoologia all’Università degli Studi dell’Insubria.

Professore, il lupo in Italia era a rischio estinzione. Qual è la situazione oggi?

Il ritorno del lupo è frutto di un incremento naturale delle popolazioni iniziato negli anni Settanta, grazie anche a interventi di tutela come l’“Operazione San Francesco”. Nel 1973  il lupo era stato dichiarato specie protetta perchè si partiva da una popolazione di circa 100 individui e, quindi, era considerato a rischio estinzione. Oggi possiamo parlare di una straordinaria vittoria della conservazione: in Italia ci sono tra i 3.000 e i 3.500 esemplari, un dato riferito però a circa tre anni fa e che fa fede per difetto perchè si basa su avvistamenti diretti.

E in Lombardia qual è la situazione attuale?

La Lombardia è tra le regioni italiane con il numero più basso di branchi. Un insediamento stabile si considera tale quando una coppia si riproduce dando vita a un branco – una vera e propria unità familiare da 5 a 7 individui. Negli altri casi, si tratta di presenze sporadiche di lupi in dispersione, soprattutto giovani maschi o femmine, che si spostano per trovare nuovi territori e partner. Possono restare in una zona due o tre giorni e poi sparire, finché non si accoppiano e costruiscono il proprio branco. Oggi abbiamo una geolocalizzazione abbastanza precisa della presenza di questi branchi perchè sono stanziali, un po’ come un catasto con tutti i mappali assegnati a qualcuno.

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Da dove arrivano questi lupi?

La colonizzazione è partita dall’Appennino centrale, negli anni Novanta,  per propagarsi verso le Alpi Marittime, con un’espansione in direzione della Francia, della Svizzera. Poi c‘è un movimento che proviene dalla Slovenia. In provincia di Verona, ad esempio, è stata documentata la prima coppia “mista”, con un maschio sloveno e una femmina appenninica. La Lombardia, in questo scenario, è una delle ultime regioni colonizzate, quella che conta la presenza minore di gruppi. Ma si sta dimostrando favorevole alla formazione di branchi stabili.

Come convivere con questi animali?

La gestione deve basarsi su un patto sociale che tuteli sia la fauna selvatica sia le attività tradizionali. Le regioni forniscono agli allevatori recinzioni elettrificate, cani da guardia e assistenza tecnica. Certo, i cani possono spaventare i turisti e la soluzione non è mai perfetta. Occorre un tavolo comune di confronto, anche con i cittadini, che devono sostenere l’economia di montagna consapevoli  che la convivenza richiede costi e decisioni che possono apparire criticabili. Gli enti gestori, però, devono adottare soluzioni anche drastiche per dare garanzie di sicurezza.

Cosa cambia con la recente derubricazione del lupo da “specie protetta”?

A dicembre 2024 l’Unione Europea ha approvato l’allentamento della tutela prevista dalla Convenzione di Berna. Da marzo 2025 il lupo non è più considerato a rischio estinzione, ma come “specie da gestire”. Questo consente un maggiore margine d’intervento nei casi problematici, come quelli che comportano rischi per l’uomo. Ma non è una libertà assoluta di intervenire.

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Ci sono stati casi di aggressione?

Sì, 19 i casi in Italia documentati, di cui 11 attribuiti a una sola lupa che era sicuramente un animale particolare. Sono episodi rari ma vanno sempre monitorati e conosciuti. Il lupo, infatti, impara dall’esperienza e i comportamenti particolari che gli portano benefici possono diventare normali per il branco. Mi riferisco, per esempio, agli attacchi portati ai cani da guardia legati alla catena che sono risultati più semplici e proficui. Per questo è fondamentale segnalare tutti gli episodi nuovi e strani così da intervenire tempestivamente per evitare la diffusione di simili condotte.

Generico 07 Nov 2022

In Lombardia c’è anche una minaccia legata all’orso?

No. In Italia abbiamo una specie molto particolare che è l’orso marsicano. Si trova storicamente nel Parco di Abruzzo ed è una tipologia molto meno aggressiva dell’orso bruno perchè geneticamente gli manca una parte di gene che ne caratterizza l’aggressività. Sono in via d’estinzione.
Ci sono poi gli orsi del Trentino: qui si è voluto reintrodurre l’animale prendendo 10 orsi fondatori dalla Slovenia, perchè sono geneticamente compatibili con quelli che vivevano in Trentino  fino a un secolo fa. Ci sono, infine, segnalazioni di esemplari  che si muovono lungo il confine sul Tarvisio.
Nella nostra regione non ce ne sono: ci sono state segnalazione ma si è sempre trattato di casi isolati, maschi in cerca di femmine. In particolare, cinque avvistamenti nei boschi di Sondrio e Brescia: vanno in dispersione per poi rientrare in Trentino.

Quali precauzioni dovrebbe prendere chi frequenta le aree naturali?

È importante farsi sentire quando si cammina nei boschi: rumori e movimenti sonori avvisano l’animale e ne favoriscono l’allontanamento. Il pericolo maggiore si ha quando si incontra una madre orsa con cuccioli, tipicamente in primavera ed estate escono dal letargo e cominciano a perlustrare il territorio. Evitare di campeggiare in aree isolate, spostarsi parlando ad alta voce o battendo saltuariamente le mani e segnalare immediatamente comportamenti anomali agli enti preposti.

Qual è il ruolo della cittadinanza in questo scenario?

Fondamentale. Servono sinergie tra istituzioni, scienziati, allevatori e cittadini. Le segnalazioni di presenze o comportamenti anomali contribuiscono a una fotografia più precisa del territorio. Ben vengano, quindi, tutte le iniziative di monitoraggio partecipato che coinvolgano direttamente le comunità locali. Occorre però centralizzare le informazioni e renderle maggiormente fruibili a tutti.

Il ritorno del lupo: predatore o preda dell’immaginario?

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 05 Luglio 2025
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