Da “American Gigolo” a “Miami Vice”: Come Armani Conquistò Hollywood

Se Giorgio Armani è diventato un nome globale, lo deve anche al suo rapporto con il mondo dello spettacolo: da Untouchables a Miami Vice, tutte le opere da lui influenzate

Generico 01 Sep 2025

Se Giorgio Armani – il leggendario stilista morto oggi a 91 anni –  è diventato un nome globale, lo deve anche al suo rapporto con il cinema e il mondo dello spettacolo.  Il rapporto tra lo stilista milanese e la settima arte non è stato solo una collaborazione professionale, ma una vera e propria storia d’amore che ha cambiato per sempre il modo di concepire i costumi nel cinema moderno.

Il sodalizio tra Armani e Hollywood iniziò nel 1980 con “American Gigolo” di Paul Schrader. Richard Gere, nei panni del protagonista Julian Kaye, indossava abiti Armani che divennero parte integrante del personaggio. Non erano semplici costumi, ma elementi narrativi: la giacca destrutturata, i pantaloni dalle linee morbide, le camicie di seta raccontavano la storia di un uomo che della seduzione aveva fatto un’arte. Fu una rivoluzione. Per la prima volta, un film americano metteva al centro dell’attenzione l’eleganza italiana, quella sobria e sofisticata che Armani aveva perfezionato. Il pubblico mondiale scoprì che si poteva essere eleganti senza essere rigidi, raffinati senza essere costruiti.

Se “American Gigolo” aveva aperto la strada, fu la serie televisiva “Miami Vice” (1984-1990) a fare di Armani un fenomeno di massa. Don Johnson, nel ruolo del detective Sonny Crockett, indossava giacche Armani portate direttamente sulla pelle, senza camicia, abbinate a pantaloni di lino e mocassini senza calze. Quello stile disinvolto ma elegante divenne l’icona di un’epoca. In tutto il mondo gli uomini vollero vestirsi come Crockett e lo stilista divenne sinonimo di quel mix perfetto tra casualità e sofisticatezza che definì gli anni ’80.

Negli anni ’90 e 2000, Armani divenne il costumista non ufficiale di Hollywood. Le più grandi star del cinema scelsero i suoi abiti sia per i film che per i red carpet: Michelle Pfeiffer fu una delle prime dive a scegliere sistematicamente Armani per le apparizioni pubbliche, contribuendo a definire l’eleganza femminile del brand. Jodie Foster portò i tailleur Armani a Hollywood. Leonardo DiCaprio divenne il volto giovane di Armani, incarnando quella nuova generazione di attori che coniugava talento e stile. E poi Cate Blanchett, Penélope Cruz, Megan Fox: la lista delle star che hanno scelto Armani è infinita, ma tutte hanno contribuito a creare quell’immagine di eleganza senza tempo che caratterizza il brand.

Ma Armani non si limitò ai red carpet: collaborò direttamente come costumista in numerosi film: “The Untouchables” del 1987, dove gli abiti di Kevin Costner e Sean Connery contribuirono a definire l’estetica del film di Brian De Palma; nella riedizione del film anni ’70 “Shaft” del 2000, Samuel L. Jackson nei panni del detective John Shaft indossava abiti Armani per aggiornare l’iconografia del personaggio per il nuovo millennio; e “The Dark Knight” del 2008, dove anche Bruce Wayne/Batman di Christian Bale scelse l’eleganza Armani per i momenti in cui non indossava la tuta da supereroe.

Nel corso della sua carriera, Armani ha curato il guardaroba di oltre duecentocinquanta film, un numero impressionante che testimonia quanto il suo contributo al cinema sia stato non solo qualitativo ma anche quantitativo, influenzando generazioni di spettatori in tutto il mondo.

Ciò che rendeva speciali i costumi di Armani era la sua filosofia di fondo: non vestiva gli attori, ma i personaggi. Ogni abito era pensato per raccontare una storia, per rivelare aspetti del carattere, per sostenere la narrazione cinematografica.

Oggi, quando vediamo un film in cui i personaggi sono vestiti con eleganza naturale e sofisticata, molto spesso stiamo vedendo l’eredità di Giorgio Armani. Ha trasformato il concetto stesso di costume cinematografico, dimostrando che l’eleganza può essere narrativa quanto qualsiasi dialogo. Le sue collaborazioni con il cinema hanno creato un linguaggio visivo che continua a influenzare registi, costumisti e attori di tutto il mondo.

UN’ICONA ANCHE PER IL TEATRO

Meno nota ma altrettanto importante fu la collaborazione di Armani con il mondo del teatro. Il primo impegno teatrale dello stilista risale al 1980, quando creò gli abiti per Janis Martin in “Erwartung” di Schönberg al Teatro alla Scala di Milano. Fu l’inizio di un rapporto profondo e duraturo con il mondo dell’opera e del teatro.

Particolarmente significativo fu proprio il suo rapporto con la Scala di Milano, per la quale creò costumi che coniugavano tradizione operistica e modernità stilistica. Nel 2021, disegnò anche un abito da sera dedicato alle donne che frequentavano il teatro milanese: Nato per la collezione Giorgio Armani Privé del 2021, dedicata a Milano, è un’abito da sera rosso magenta dal titolo “Opera”.

 

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Pubblicato il 04 Settembre 2025
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