I sindacati dei frontalieri pronti a chiedere la legittimità costituzionale della tassa sulla salute

Le sigle sindacali chiedono ai Ministeri competenti di fermare l'iter in attesa di un chiarimento sull'efficacia della normativa. In ottobre previste assemblee territoriali per informare i lavoratori di confine

accordo frontalieri

I sindacati dei lavoratori frontalieri annunciano di volere far ricorso al tribunale per porre la questione della legittimità costituzionale di quella che definiscono “la famigerata tassa sulla salute”.

Dopo l’incontro del 22 luglio scorso in Regione, dove è stata ribadita la volontà di procedere con l’applicazione della  normativa contenuta nella legge Finanziaria 2024, le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori frontalieri ( CSIR Ticino, Lombardia, Piemonte, CSIR Sondrio, Grigioni, CSIR Alpi centrali,  CGIL, CISL, UIL, UNIA, VPOD, OCST, SYNA, SYNDICOM) si sono riunite lo scorso venerdì, 5 settembre, per definire una linea di azione.

L’auspicio è che i Ministeri della Salute e dell’Economia non procedano con la definizione del decreto attuativo di fronte ad un’incertezza normativa e di efficacia del provvedimento volto, nell’intento del legislatore, a scoraggiare la migrazione in Svizzera del personale sanitario.

Nell’unico incontro nel luglio scorso, Regione Lombardia aveva confermato l’intenzione di procedere nei termini tracciati dalla norma di legge, respingendo  la proposta di CGIL CISL e UIL di trasformare la tassa in contributo volontario. In quel confronto, secondo i sindacati, la Regione aveva anche dichiarato una generica disponibilità a garantire fino al 30% del gettito derivante dall’applicazione da destinare «a un non meglio specificato sistema di welfare di frontiera». Una condizione che sostengono i sindacati: « È insufficiente a definire, nell’interesse dei lavoratori, il quadro complessivo entro cui l’eventuale applicazione si muoverebbe».

Nel corso delle ultime settimane inoltre, denunciano ancora, sono aumentati i contenziosi sulle questioni di carattere interpretativo nell’applicazione tanto della legge 83/23 di revisione delle regole fiscali a seguito del nuovo trattato del 2020, in ordine alla definizione dello status di vecchio e nuovo frontaliere (senza che peraltro risulti ancora attivo lo strumento di conciliazione previsto dalla legge medesima), nonché alla corretta applicazione del decreto Omnibus che, su proposta delle OO.SS. nel luglio scorso, aveva lo scopo di sanare le discrepanze tra gli elenchi dei Comuni di frontiera (dopo la revisione dell’accordo italo svizzero del 2023) e quelli effettivamente dichiarati dai singoli cantoni al fine del riconoscimento del corretto trattamento fiscale dei vecchi frontalieri: « Registriamo altresì che le molte questioni interpretative che emergono in queste settimane riguardano anche la garanzia dei trattamenti sanitari dei frontalieri dentro e fuori la fascia dei 20 km, nonché i pensionati frontalieri a cui viene richiesto il pagamento del trattamento sanitario essenziale».

«Un quadro caotico – concludono i rappresentanti dei lavoratori – non certo facilitato dal sostanziale abbandono del tavolo interministeriale che, previsto dalla legge 83/23 e istituito a febbraio, non è più stato convocato da parte del MILAV che ne ha il compito di coordinamento e per il quale ribadiamo la necessità urgente di una convocazione che affronti i tanti temi all’ordine del giorno già definiti da mesi, richiede la prosecuzione del confronto con Regione Lombardia (e con le Regioni altre che riterranno utile avviarlo), a cui chiediamo di farsi parte attiva presso il Governo nazionale affinché fermi l’iter di attuazione della tassa, consentendo la ripresa di un confronto».

Per arrivare a un confronto più consapevole del quadro complessivo con i lavoratori verrà organizzata una campagna di assemblee territoriali entro il mese di ottobre.

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Pubblicato il 09 Settembre 2025
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