Scopriamo anche David Bromberg, che oggi chiamano il Padrino dell’Americana
Qualche anno dopo, nel '79, venne anche a suonare al Palazzetto di Varese
Una delle tante scoperte di quegli anni del buon Paolo Carù fu il nativo di Philadelphia David Bromberg con la sua band.
Bromberg era un polistrumentista nel vero senso della parola, poiché oltre alle “varianti della chitarra” come il dobro, il mandolino o la pedal steel, era un ottimo violinista. Queste caratteristiche lo portarono ad essere fra i session man più richiesti del Greenwich Village a fine anni sessanta, tanto da arrivare fino a Dylan con cui suonò in New Morning e Self Portrait.
Quando poi nel 1972 decise di iniziare una carriera solista, riuscì a battezzarla con una canzone composta e suonata insieme a George Harrison, e un’altra con Dylan all’armonica. Questo è il suo quarto album ed è assai difficile spiegarvi che musica faceva – l’invito è sempre quello ad ascoltarla! – dato che il suo spaziare fra country, blues, pop, musica celtica, bluegrass… con in più una big band alle spalle esclude quasi una definizione unitaria: oggi lo definiscono The Godfather of Americana. Giusto per informazione sono comunque tutte cover tranne una: qualcuna la conoscete di certo.
Curiosità: in generale si usa solo per presentare i musicisti classici indicare che “è stato allievo di”, poiché nel rock vi sono molti autodidatti e le superstar non fanno gli insegnanti. David Bromberg è un’eccezione poiché a insegnargli a suonare il blues fu il Reverendo Gary Davis, quello di “Death don’t have no mercy”: un’autentica leggenda della musica americana.
La rubrica 50 anni fa la musica
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