A piedi da Cassano a Cernusco con Lombardia Coop to Coop
Venti chilometri sul Naviglio della Martesana alla scoperta di storia e tradizioni
Si torna sulla Martesana per onorare un grande lavoro fatto da Coop Lombardia nel negozio di Cassano d’Adda. È la terza volta che andiamo in quel punto vendita con il progetto Lombardia Coop to Coop. È un piacere entrare nello spazio rinnovato perché si respira un’aria positiva, di novità e grande cura.
Il gruppo è al gran completo con dieci persone: Elena, Sara, Fiorella, Wilma, Giovanna, Luigi, Fabrizio, Neven, Ettore e Marco. Tante provenienze diverse: dal pavese, Varese, Cantù, Cesate, Bareggio, Milano.
Questa prima tappa con alcune varianti è diventata di venti chilometri con la meta finale a Cernusco sul naviglio. Sosta intermedia a Gorgonzola per un pranzo al sacco e per alcune visite. La giornata grigia ha caratterizzato il paesaggio lasciando solo intravedere il fascino di una campagna ancora protagonista malgrado ci si trovi in una zona molto antropizzata. Tutto il percorso si è sviluppato lungo l’alzaia del naviglio.
IL NAVIGLIO DELLA MARTESANA
Il Naviglio della Martesana è uno dei canali artificiali più antichi e affascinanti della Lombardia. Costruito tra il 1457 e il 1496, collega il fiume Adda a Milano, attraversando località come Vaprio d’Adda, Gorgonzola e Cernusco sul Naviglio. Fu voluto dai duchi di Milano per facilitare il trasporto di merci, legname e derrate agricole verso la città, ma divenne presto anche una preziosa via d’irrigazione per la pianura circostante.
Lungo le sue sponde sorsero mulini, cascine e ville nobiliari, simbolo della ricchezza agricola e del gusto rinascimentale lombardo. Il sistema delle marcite, alimentato dalle acque del naviglio, rese possibile una produzione agricola continua anche d’inverno. Con il tempo, la Martesana divenne anche un luogo di svago e villeggiatura, amato da milanesi e artisti.
Oggi, il Naviglio della Martesana è un importante bene storico e paesaggistico, percorso da una pista ciclopedonale che ne valorizza il fascino e la storia, unendo natura, cultura e memoria del lavoro contadino lombardo.
IL GORGONZOLA
Il paese di Gorgonzola, situato lungo il Naviglio Martesana, è considerato la culla dell’omonimo formaggio, oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La sua storia ha origine nel XV secolo, quando i bergamini, allevatori provenienti dalle Prealpi, scendevano con le loro mandrie verso la pianura per svernare.

Nella Bassa milanese e lodigiana, le condizioni ambientali erano ideali: le marcite e i navigli assicuravano foraggio abbondante per il bestiame. Durante l’autunno, la grande quantità di latte prodotta doveva essere trasformata rapidamente, spesso in ambienti umidi e improvvisati.
Da queste circostanze nacque, quasi per caso, il formaggio Gorgonzola, frutto di un “errore felice”: due cagliate non perfettamente amalgamate generarono le tipiche venature verde-blu, dovute allo sviluppo di muffe nobili.
Quel caso divenne presto una tradizione, e il Gorgonzola si trasformò in uno dei simboli gastronomici della Lombardia, secondo solo al Grana Padano per fama e diffusione internazionale.
LA STORIA DEI BERGAMINI
I bergamini erano allevatori e pastori transumanti provenienti dalle valli bergamasche e bresciane, in particolare dalle Alpi Orobie. Per secoli, questi uomini e le loro famiglie percorsero a piedi lunghi itinerari con vacche e cavalli, collegando gli alpeggi montani con le cascine della Bassa Lombardia. La loro transumanza, iniziata nel Medioevo, univa in modo intelligente agricoltura e pastorizia, montagna e pianura.
A partire dal XIII secolo, l’aumento della presenza di vacche da latte e la produzione di formaggi vaccini trasformarono profondamente l’economia rurale lombarda. I bergamini divennero così protagonisti della diffusione dell’allevamento bovino e della produzione lattiero-casearia.
Il fieno rappresentava il motore del loro sistema: veniva acquistato, pesato e conservato con grande cura, costituendo la base dell’alimentazione invernale del bestiame. La Bassa Lombardia divenne fertile anche grazie al letame delle loro mandrie, che arricchiva i terreni.
Col tempo, molti bergamini si stabilirono definitivamente in pianura, diventando agricoltori, ma continuarono a tramandare la cultura della transumanza e dell’allevamento. Il loro lavoro contribuì a modellare il paesaggio agricolo e sociale lombardo, mantenendo vive tradizioni che univano montagna, pianura e cultura contadina per oltre seicento anni.
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