Fare il burattinaio oggi: manualità, creatività e passione nel racconto di Walter Broggini
Dal legno alla scena, a "La materia del giorno" il mestiere del teatro di figura raccontato da chi lo vive, un mestiere capace di parlare a tutte le età e di contaminarsi con altre discipline artistiche
Il teatro di figura non è soltanto burattini per bambini. È un linguaggio teatrale ricco, multiforme e sorprendentemente attuale, capace di parlare a tutte le età e di contaminarsi con altre discipline artistiche. Ne è convinto Walter Broggini, maestro burattinaio e fondatore della compagnia che porta il suo nome, che si appresta a celebrare i quarant’anni di attività.
Un traguardo importante per un artista che in provincia di Varese si è avvicinato a questo mondo quasi per caso, quando da studente di pedagogia scoprì i burattini e se ne innamorò al punto da trasformare una curiosità in professione. «Non avevo mai visto burattini né da bambino né da ragazzo – racconta – ma da quell’incontro è nata una passione che non mi ha più lasciato».
Una forma d’arte complessa e vitale
Il termine “burattini” evoca spesso spettacoli per l’infanzia, ma la realtà è ben più articolata. Oggi si parla di “teatro di figura”, un’espressione riconosciuta anche dal Ministero della Cultura, che comprende marionette, pupazzi, teatro d’ombre e molte altre tecniche. «È un’arte che può rivolgersi ai bambini, alle famiglie ma anche agli adulti – spiega Broggini – e che negli ultimi anni è diventata uno dei luoghi più fertili della sperimentazione teatrale in Italia».
Dietro al lavoro del burattinaio si nasconde una professione multidisciplinare: dall’ideazione alla costruzione delle figure, dalla scrittura dei testi alla regia, fino alla scenografia e alla sartoria. «Siamo un po’ come coltellini svizzeri – dice sorridendo – scolpiamo, dipingiamo, costruiamo, recitiamo. In molti casi si fa tutto in prima persona».
Formazione: tra limiti e nuove opportunità
A differenza degli attori, che possono contare su scuole nazionali di eccellenza, in Italia non esiste un percorso istituzionale per chi voglia intraprendere la strada del teatro di figura. «È un limite evidente – sottolinea Broggini – in altri Paesi europei la formazione è strutturata, da noi ci si affida a corsi regionali o a esperienze laboratoriali. Molti arrivano a questo mondo dopo un percorso attorale o universitario, spesso al DAMS, dove però lo studio resta più teorico che pratico».
Negli ultimi anni, tuttavia, sono nati progetti di formazione sostenuti da fondi pubblici che stanno aprendo nuove prospettive per giovani interessati a questa professione.
Una tradizione forte in provincia di Varese
La provincia di Varese ha una tradizione particolarmente fertile nel teatro di figura. Broggini ricorda il ruolo fondamentale di Gualberto Niemen, burattinaio che si stabilì a Biandronno e contribuì alla nascita di numerose compagnie locali. «Da allora il nostro territorio si è rivelato un terreno straordinariamente fertile – afferma – con realtà come la Compagnia Roggero di Angera o l’Arca di Noe ad Albizzate».
Tra Italia e mondo
A livello nazionale, dopo un vero boom tra anni Settanta e Ottanta, il settore ha conosciuto fasi alterne. Oggi, grazie a nuove compagnie formate da giovani artisti, vive una stagione di rinnovata vitalità, pur tra difficoltà economiche e il peso della recente pandemia. «Il teatro vive di sostegno pubblico – osserva Broggini – e le crisi economiche e sociali inevitabilmente si riflettono anche su di noi».
Sul piano internazionale, invece, il teatro di figura gode di una rete ampia e consolidata grazie all’Unima, l’Unione Internazionale della Marionetta, fondata nel 1929 e oggi presente in quasi novanta Paesi. La natura visiva di questo linguaggio, spesso poco legato alla parola, facilita inoltre la circuitazione in contesti internazionali.
Produzione e consigli ai giovani
In quarant’anni di carriera, Broggini ha realizzato otto spettacoli originali, privilegiando la qualità e la profondità dei progetti rispetto alla quantità. Ha collaborato come regista con altre compagnie e ha curato mostre, pubblicazioni e laboratori. «Ho prodotto poco – ammette – ma sempre quando sentivo l’urgenza di raccontare qualcosa che per me aveva senso».
Ai giovani che vogliono intraprendere questa strada lancia un invito: «Restituire ciò che si è ricevuto è fondamentale. Io sono stato aiutato da persone generose, ed è giusto fare altrettanto. Chiunque abbia curiosità può contattarmi: le difficoltà burocratiche o organizzative non devono diventare un ostacolo insormontabile».
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