il Consiglio regionale blocca la proposta di legge popolare sulla sanità
La legge di iniziativa popolare, volta a riformare la sanità lombarda aveva ottenuto 100.000 firme di cittadini

Con 39 voti a favore, 23 contrari e nessun astenuto, il Consiglio regionale della Lombardia ha confermato la delibera che blocca l’esame degli articoli della proposta di legge n.96, di iniziativa popolare, volta a riformare la sanità lombarda. Un testo sostenuto da oltre 100.000 firme di cittadini, che mirava a rafforzare il sistema pubblico, rilanciare la sanità territoriale e rivedere il principio di equivalenza tra pubblico e privato.
Le ragioni della maggioranza: “Nulla di nuovo, rischio di danni”
La maggioranza di centrodestra – con esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega – ha giustificato lo stop al progetto affermando che non apporta elementi innovativi rispetto all’attuale normativa, salvo la soppressione del principio di equivalenza tra pubblico e privato, ritenuta una modifica dannosa.
Nel dettaglio: Giulio Gallera (FI), relatore della delibera, ha evidenziato che i principi costituzionali richiamati dalla proposta sono già presenti nel sistema attuale; Patrizia Baffi (FdI) ha ribadito che la normativa regionale garantisce già la presa in carico universale della persona; Christian Garavaglia (FdI) e Emanuele Monti (Lega) hanno definito il tema “nazionale”, indicando nei tagli al Fondo sanitario dei precedenti governi la radice dei problemi attuali; Alessandro Corbetta (Lega) ha difeso il modello lombardo come “virtuoso e attrattivo a livello nazionale e internazionale”.
Le opposizioni: “Occasione persa, negato il confronto ai cittadini”
Le opposizioni, con in prima fila il Partito Democratico, ma anche Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Patto Civico e Gruppo Misto, hanno espresso forte contrarietà alla decisione del Consiglio, parlando di occasione mancata di confronto istituzionale su un tema centrale per la vita dei cittadini.
Carlo Borghetti, Samuele Astuti, Pierfrancesco Majorino, Paola Bocci, Miriam Cominelli, Roberta Vallacchi, Davide Casati e molti altri esponenti del PD hanno lamentato il progressivo indebolimento del sistema pubblico, le difficoltà di accesso ai servizi, le liste d’attesa e il sottofinanziamento della prevenzione.
Carmela Rozza (PD) ha chiesto una concretizzazione reale del principio di universalità, con un’organizzazione territoriale più efficace e un maggiore riconoscimento ai professionisti sanitari. Nicola Di Marco (M5S) ha parlato di “progetto importante, affossato senza nemmeno discuterlo”, denunciando l’inadeguatezza di molte delle riforme recenti, come le Case di Comunità. Onorio Rosati (AVS) ha invocato rispetto per le firme raccolte e chiesto un dibattito aperto su liste d’attesa, compartecipazione, carenza di personale. Luca Paladini (Patto Civico) ha criticato il “distanziamento tra cittadini e istituzioni” e difeso l’intento della proposta di integrare sanità e sociale. Massimo Vizzardi (Gruppo Misto) ha definito incomprensibile la decisione di non trattare un testo che ribadisce principi fondamentali come il governo pubblico degli erogatori. Martina Sassoli (Lombardia Migliore) ha auspicato un confronto non ideologico ma pragmatico, ricordando i principi costituzionali di universalità e accessibilità della sanità.
Il nodo politico: tra ideologia e pragmatismo
Mentre la maggioranza ha difeso l’attuale modello come garanzia di efficienza e attrattività, l’opposizione ha sottolineato la progressiva perdita di accessibilità per i cittadini lombardi, lamentando che la proposta non sia stata nemmeno discussa in Aula, nonostante la legittimità popolare e la rilevanza del tema.
Per molti consiglieri, il rigetto senza esame degli articoli rappresenta un segnale negativo, che allontana ulteriormente i cittadini dalle istituzioni, soprattutto su un diritto essenziale come la salute.
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