Cgil contro la legge di bilancio: presidio a Varese sul fisco
La manifestazione dell’organizzazione sindacale davanti all'agenzia delle entrate anticipa lo sciopero generale del 12 dicembre
Presidio questa mattina, giovedì 27 novembre, all’Agenzia delle Entrate in via Frattini a Varese: ad organizzarlo è stata la CGIL, presente anche la segretaria di Varese Stefania Filetti.
L’iniziativa si inserisce in una serie di proteste che vogliono contestare argomento per argomento i vari punti della legge di bilancio in approvazione. Dopo quello sulla sanità, avvenuto davanti all’ospedale di Circolo, ora tocca al fisco.
«Siamo qui davanti all’Agenzia delle Entrate come simbolo di uno degli argomenti contenuti nella legge di bilancio sul quale proprio non siamo d’accordo: il fisco, la previdenza, il welfare, tutto ciò che viene tagliato o non rifinanziato – spiega Filetti – E siccome i temi sono davvero tanti e complessi, abbiamo deciso che nelle prossime mobilitazioni ci dedichiamo a singoli argomenti. Oggi parliamo di fisco e retribuzioni».
Le obiezioni del sindacato partono da un dato: negli ultimi tre anni lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati hanno pagato 25 miliardi di tasse in più a causa del drenaggio fiscale non compensato. La perdita varia da 700 euro per un reddito di 20.000 euro fino a 2.000 euro per chi guadagna 35.000 euro. Un salasso che ha colpito in particolare i redditi medio-bassi, proprio quelli che rappresentano la maggioranza dei contribuenti.
«Il sistema fiscale italiano è diventato ormai sempre più iniquo verso i redditi da pensione e da lavoro – denuncia la segretaria CGIL – L’86% dell’IRPEF del nostro paese viene pagata dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Le rendite che provengono da capitali, da rendite finanziarie, da immobili, hanno percentuali più basse rispetto al lavoro e alla pensione. Questa è la prima iniquità».
La riforma IRPEF prevista dal Governo per il 2026 conferma tre scaglioni: 23% fino a 28.000 euro, 35% tra 28.000 e 50.000 euro, 43% oltre 50.000 euro. Secondo la CGIL, come evidenziato anche da Collettiva, questa riduzione avvantaggia soprattutto i redditi medio-alti e non restituisce quanto perso ai redditi medio-bassi. Il problema, secondo Filetti, è che «Man mano che si schiacciano le aliquote, non vengono indicizzati alla fluttuazione dell’inflazione e questo provoca in automatico un aumento delle imposte pagate. Noi chiediamo non solo la proporzionalità indicizzata, ma anche la restituzione del fiscal drag che abbiamo pagato erroneamente nel 2023 e nel 2024».
Per recuperare le risorse necessarie il sindacato propone un contributo di solidarietà dell’1% sul patrimonio più ricco del Paese, che permetterebbe di recuperare 26 miliardi di euro all’anno da destinare a salari, servizi pubblici, welfare, scuola e sanità. «Stiamo parlando di 500mila super ricchi nel nostro paese, chi beneficia di un patrimonio netto oltre i 2 milioni di euro – precisa Filetti – Chi è in quella condizione ha il dovere costituzionale di partecipare. Non ci sembra una cosa particolarmente scandalosa, soprattutto quando vediamo che gli investimenti in sanità stanno andando sempre indietro, così come la possibilità di vedere un welfare garantito».
Il presidio di oggi anticipa lo sciopero generale proclamato dalla CGIL per il 12 dicembre 2025 contro una legge di bilancio definita ingiusta, che secondo il sindacato non sostiene salari e pensioni, non investe nei servizi pubblici essenziali e non risponde alle emergenze sociali del Paese.
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