La scuola di specialità di anestesia e rianimazione dell’Insubria tra le eccellenze italiane con 90 specializzandi
Esperienze internazionali, reti ospedaliere e open day digitali: così la Scuola dell’Insubria ha superato per attrattività atenei storici
Negli ultimi anni la Scuola di Specializzazione in Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore dell’Università dell’Insubria è un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale.
Dal 2018, sotto la direzione del professor Paolo Severgnini – in collaborazione con il professor Luca Cabrini – il percorso formativo è stato completamente riorganizzato, con risultati concreti: oggi sono 90 i medici in formazione, 32 dei quali già assunti in strutture lombarde attraverso il Decreto Calabria.
Un modello in crescita
Fino al 2020 la scuola contava stabilmente 10 borse di specializzazione all’anno, tutte regolarmente assegnate. Dopo la sospensione dovuta alla pandemia e con la carenza vissuta proprio in questo settore, nel 2021 la ripresa è stata significativa: due cicli di immatricolazione nello stesso anno, con 21 borse a gennaio e altre 22 a novembre. Nell’ultima assegnazione, 18 delle 27 borse disponibili sono già state sottoscritte.
Il 29% degli iscritti proviene dall’Insubria, ma la scuola richiama anche laureati da atenei di tutta Italia: Pavia, San Raffaele, Genova, Molise, Napoli Federico II, Torino, Novara, Ferrara e Milano Statale.
La rete formativa: un sistema flessibile e moderno
Il successo della scuola è legato alla creazione di una solida rete formativa di base che comprende gli ospedali di Varese (Sette Laghi), Como (Lariana), Gallarate (Valle Olona) e il Valduce di Como. Strutture con caratteristiche operative diverse ( generale, cardiochirurgia, neurochirurgia, pediatrica, neonatale), molteplici sale operatorie e specialità complesse, inclusa una camera iperbarica in convenzione con l’ospedale Niguarda di Milano.
Nei primi 18 mesi di scuola, gli specializzandi operano all’interno di questa rete, affiancando, per tutto il primo mese, anche il personale infermieristico così da apprendere le basi pratiche del lavoro in sala operatoria: « È un passaggio fondamentale per acquisire consapevolezza dei tempi, delle tecniche e del ruolo di ogni figura professionale coinvolta – spiega il preside della scuola di specialità Paolo Severgnini – perchè ciascuno sia consapevole di come si organizza la sala».
Successivamente, ogni specializzando costruisce un proprio percorso personalizzato: « Questa scuola definisce la “curva di approfondimento”, di ciascun medico in formazione secondo le aspirazioni di ciascuno. Grazie alla rete, è possibile offrire esperienze in strutture d’eccellenza come il Gaslini, il Besta, il Gemelli, Niguarda, Mangiagalli, oppure esperienze internazionali o in contesti con risorse limitate come nelle strutture umanitarie».
Apertura al mondo e centralità dell’esperienza
Alla base della filosofia formativa c’è l’idea che «la responsabilità deve essere presa subito, fin dall’inizio. Chi sceglie Anestesia lo fa perché vuole essere responsabile delle proprie decisioni, saper intervenire nelle situazioni critiche. Siamo medici che operiamo quasi del tutto in ospedale. Chi sceglie la specialità ha sempre una grande motivazione professionale».
Negli ultimi anni, cinque specializzandi hanno svolto esperienze all’estero, partecipando anche a congressi scientifici internazionali. L’ateneo è inoltre centro ESAIC (European Society of Anaesthesiology and Intensive Care) e accoglie specializzandi europei in mobilità. Solo nel 2025 tre medici sono stati ospitati per un periodo di tre mesi, mentre nel 2026 sono attesi altri colleghi da Turchia, Germania e Repubblica Ceca.
Una scuola “moderna”, aperta e attrattiva
Per spiegare l’offerta della scuola di specialità di anestesia e rianimazione dell’Insubria i professori Cabrini e Severgnini hanno organizzato quattro edizioni di open day online, durante i quali hanno potuto raccontare nel dettaglio le peculiarità del pecorso a decine di candidati interessati.
Grazie a questi strumenti, la scuola ha superato in attrattività anche atenei storicamente più dotati, dimostrando che un modello flessibile, aperto e fondato su una forte rete di relazioni può fare la differenza.
Nonostante la crisi che da anni investe questa particolare specializzazione, all’Insubria il modello proposto credibile e convincente permette di raggiungere risultati soddisfacenti: « La rete è anche frutto di questa apertura a tutt’Italia – commenta infine il professor Severgnini – chi ottiene la specializzazione nel nostro ateneo, ne rimane collegato in una rete formativa sempre più ampia e completa».
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