“Nyumba” chiude le proiezioni per i ragazzi delle scuole a Glocal Doc con cinque storie di migrazione e accoglienza
Dopo il film, il regista Francesco Del Grosso e la sceneggiatrice Paola Bottero hanno risposto alle domande dei ragazzi sulle scelte narrative e sul significato del racconto
La proiezione del documentario “Nyumba” ha chiuso questa mattina le proiezioni dedicate alle scuole dell’edizione 2025 di Glocal Doc. Un centinaio di studenti del Liceo Classico di Varese e dell’Istituto Maria Ausiliatrice hanno partecipato alla visione del documentario e hanno poi dialogato con il regista Francesco Del Grosso e la sceneggiatrice Paola Bottero al termine del film.
Il documentario racconta le storie vere di Abdulaye, Alex, Hafsa, Moussa e Sisì, cinque persone arrivate in Italia da Gambia, Senegal, Sierra Leone e Somalia dopo lunghi e difficili viaggi attraverso il deserto e il Mediterraneo, e che hanno poi trovato una nuova casa in Calabria.
Sulla spiaggia di Cutro – teatro nel 2023 di una strage in mare dove morirono 94 migranti – si intrecciano le loro voci, tra racconti di fuga, paure, dolore e speranza. Una narrazione profonda, sincera, accompagnata dalla delicata sand art di Rachele Strangis e dalle musiche di Marco Del Bene, che con immagini reali e suggestioni astratte restituiscono tutta l’intensità del viaggio e della rinascita.
Alla fine della proiezione, il regista e la sceneggiatrice si sono confrontati con gli studenti, rispondendo a diverse domande sulle riprese, sulla scelta dei protagonisti e sul significato del film.
Paola Bottero ha raccontato la complessità emotiva del lavoro fatto: «Con ognuno dei protagonisti si è creato un rapporto autentico. Si sono fidati, si sono aperti. E noi abbiamo cercato di restituire la loro umanità con rispetto, senza filtri, con il bisogno di ribaltare il punto di vista sulle migrazioni, raccontando l’Italia che accoglie, quella che diventa nyumba, casa».
Il regista Francesco Del Grosso ha spiegato perché ha scelto di usare la sabbia quasi come un filo conduttore del film: «”Nyumba” nasce dal desiderio di raccontare la migrazione, l’integrazione e tutta una serie di tematiche facendo emergere queste storie in modo profondo e morale – come abbiamo fatto in altri progetti – ma anche di arricchirle con una forma narrativa nuova. Abbiamo scelto una tecnica di animazione mai utilizzata prima in un documentario: la sand art. Questa scelta non è casuale: quasi metà del film è ambientata su una spiaggia, a Cutro, proprio dove è avvenuta la tragedia. Quel luogo è diventato per noi un punto simbolico in cui raccogliere le testimonianze dei cinque protagonisti, farli tornare con la mente al loro viaggio, dalla partenza fino al momento del salvataggio. La sand art – che finora si era vista solo in spot pubblicitari e raramente in film di finzione – ci è sembrata la forma più adatta per restituire con delicatezza ed efficacia le emozioni, i ricordi e le paure vissute. Attraverso il montaggio sonoro, la costruzione dell’editing e la musica, siamo riusciti a creare un linguaggio visivo e narrativo del tutto originale. Un linguaggio che distingue “Nyumba” da tutto ciò che si vede oggi nel panorama del documentario».
Il documentario è dedicato agli oltre 30mila migranti risucchiati dal cimitero Mediterraneo, ma è anche un inno alla resilienza e alla dignità di chi ha scelto di restare, di ricominciare e di raccontare la propria storia in una terra, la Calabria, che ha saputo aprire il cuore a tante persone come Abdulaye, Alex, Hafsa, Moussa e Sisì, .
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