Palazzetto dello sport a Gallarate, le critiche di Salviamo gli alberi: “Preoccupazioni ignorate”
All'indomani dell'incontro pubblica sulla nuova struttura, interviene nuovamente il Comitato. Rilanciando i dubbi ambientali ma anche quelli dei residenti sulla convivenza tra impianto e quartiere, per il traffico e i parcheggi
All’indomani dell’incontro pubblico di presentazione del progetto del palazzetto dello sport di Gallarate (la cui costruzione è in corso), il Comitato “Salviamo gli alberi” ribadisce le richieste di un approfondimento ambientale sull’intervento.
Secondo Laura Pastorelli, l’incontro in sala consiliare ha avuto un aspetto positivo: la possibilità di rivolgere domande dirette. «Insistere costantemente sulla condivisione alla fine in qualche modo ha fatto breccia». Il comitato lamenta però la scarsa partecipazione (una quarantina i presenti, ma pochi i residenti del quartiere interessato, Moriggia) dovuta a una comunicazione carente: «Poche persone, a un incontro poco pubblicizzato, gli stessi residenti di Moriggia che lo avevano chiesto sono stati avvisati all’ultimo momento e non hanno fatto in tempo a diffondere l’informazione come meritava».
I timori su viabilità e parcheggi nel quartiere Moriggia
Tra i temi sollevati dai cittadini di Moriggia durante l’incontro, ci sono soprattutto le ricadute sul traffico e la viabilità del quartiere. «A fronte di solo 150 parcheggi – sintetizza Laura Pastorelli – la risposta è stata: “se necessario li faremo”. Secondo noi queste cose andavano valutate prima. Abbiamo l’impressione che l’aspetto viabilistico non sia stato adeguatamente considerato».
Le risposte poi hanno messo in luce il nodo della sostenibilità economica e ambientale del progetto. «Si è parlato di quindici/venti weekend all’anno di utilizzo – dice Olivia Pastorelli – ma temiamo che saranno molti di più, con il rischio che siano poi necessari ampliamenti per parcheggi e nuovi accessi, magari attraverso i boschi».

Anche sul ruolo dell’impianto ci sono contraddizioni: «Si dice che ospiterà eventi di rilevanza nazionale ma poi si afferma che sarà usato solo quindici giorni. C’è una contraddizione evidente».
Il Comitato lamenta anche un atteggiamento superficiale nella risposta alle osservazioni ricevute. «Alle nostre domande – prosegue Laura Pastorelli – non si è neppure tentato di rispondere. Le risposte sono scivolate nel goliardico, come sempre».
Le richieste di approfondimenti ambientali
«Nessuna risposta alla nostra istanza è mai arrivata» dice ancora Laura. «È stato detto che è stata inviata ad Amici della Terra di Varese, che non era firmataria e che comunque non ha mai ricevuto nulla».
Il Comitato aveva chiesto di valutare l’opportunità di una procedura di VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, ma senza successo. «Non si è voluto neppure fare questo» accusa Olivia Pastorelli. «Il funzionario comunale si è preso la responsabilità di dire che non faranno ulteriori verifiche. Una posizione grave, perché sostituisce una valutazione scientifica con una semplice opinione verbale».
Le attiviste richiamano anche il decreto Dlgs 152/ 2006 che, nell’allegato 5, fa riferimento alla presenza di zone umide e alla vicinanza con aree protette, anche se l’impianto è sotto soglia. Il rischio, secondo loro, è aggravato dall’“effetto cumulo” con i lavori previsti nel vicina piscina.
Il Comitato ribadisce la legittimità delle sue richieste e chiede di effettuare l’approfondimento sull’assogettalità a Via: «Saremmo i primi ad essere felici se non ci fossero rischi per quell’ambiente umido» conclude Laura.
Il nodo della falda e il rapporto con il Parco del Ticino
Un altro elemento critico sollevato riguarda la falda superficiale, rilevata a una profondità tra 1,5 e 2 metri. «È scritto nello studio idrogeologico e ribadito in altri punti». La preoccupazione è che l’intervento vada a modificare l’ambiente umido nel bosco tra Moriggia e Arsago, alle spalle dell’area del palazzetto: «Chi garantirà qualcuno che l’abbassamento riguarderà solo il cantiere e non i boschi?», si chiede Olivia.
Infine, il Comitato denuncia l’assenza di un confronto nel merito con l’ente Parco del Ticino.
«Da nessun documento risulta una interlocuzione – dice Laura – La commissione paesaggio, il 18 settembre 2024, ha chiesto di rivedere il piano del verde ed escludere alberi non autoctoni, il piano è stato poi modificato ma da nessuna parte risulta un confronto con il parco che invece l’amministrazione ha detto esserci stato. Chiederemo al Parco di essere ascoltati».
Tra i punti critici anche la gestione del verde: «Nel piano manutenzioni si parla di utilizzo di fertilizzanti e anticrittogamici – dice Olivia – una visione obsoleta che può mettere a rischio la fauna e che andrebbe valutata con più attenzione. La risposta è stata: “allora non faremo gli sfalci”. Una risposta irridente, come sempre».
Alla fine i diversi aspetti ambientali sollevati riconducono alla richiesta di opportunità di una Vas, che resta la richiesta centrale del Comitato.
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