Un tornado di nome Ike. E un veterano chiamato Elisee
Iroegbu riveste i panni del "capo" e cambia di nuovo volto alla squadra. Assui disputa una partita clamorosa sui due lati del campo. Ancora troppi fuori giri per Freeman
ALVITI 6 – Fa tanto nella prima parte e ha il merito di sbloccare Varese dall’arco dei tre punti dopo alcuni minuti da mani troppo fredde da parte dei compagni. Poi a lungo andare il suo impatto cala per terminare ingloriosamente con un tecnico e con l’uscita per cinque falli con ancora tanti minuti davanti. Rispetto ad altre volte però, i compagni coprono bene la sua assenza. 9 punti e 5 rimbalzi valgono la sufficienza piena.
MOORE 6,5 – Dicevamo, dopo Tortona, che è il giocatore che più di tutti meritava di festeggiare una vittoria e Tazé lo fa prendendosi il giusto spazio, lasciando però ad altri la scena principale. Come al solito è il cuoco che sa cucinare tanti ingredienti (4 rimbalzi, 6 assist, 2 recuperi) e che ogni tanto serve un amuse bouche che fa godere i clienti come quell’assist da 10 metri alzato a Renfro. Infine ha qualcosa anche per gli amanti del brivido: qualche gestione naif della palla, un paio di triple in transizione illogiche, ma dove c’è genio c’è anche sregolatezza.
ASSUI 8 (IL MIGLIORE) – Un derby da veterano, lui che non ha ancora vent’anni e che Cantù l’ha sfidata solo sui palcoscenici giovanili. Big Eli butta tutto in campo: il corpo per difendere su Sneed, Moraschini o Bortolani, le gambe per lavorare come un artigiano a rimbalzo (ne prende 9), la mira per chiudere in doppia cifra, 12 punti. E gli attributi, perché in un momento delicato fa 2 su 2 dalla lunetta, lui che non è uno specialista e che a Tortona lasciò sul ferro un personale importante. Non ce ne voglia Iroegbu, per noi l’MVP è Assui.
NKAMHOUA 7 – Ha perso un filo di smalto rispetto ad alcune partite di inizio stagione ma è rimasto uno dei pilastri di questa squadra. Un po’ di frizzantezza in meno compensata da una maggiore attenzione in difesa che si è riflettuta in un ottimo dato a rimbalzo (7) e alla voce stoppate (2). In attacco abbassa le percentuali perché si trova di fronte tanti chili e tanti centimetri, sembra esagerare quando cerca gloria dall’arco ma alla fine ha ragione lui. Una sola tripla a segno, l’ultima tentata, che vale oro. Infine è freddo dalla lunetta e del resto viene da Helsinki, mica dal Sahara.
IROEGBU 8 – Presto per dire se sia lui l’uomo del destino (sul lungo periodo), ma certamente Ike ha cambiato volto alla squadra. Serviva un capo e lui ha tutto per vestire quei panni: 25 punti in 25 minuti senza mai una forzatura. Anzi, quel paio di volte che forza l’azione finisce per fare canestro come sulla sirena di metà partita. Crea anche per gli altri, 6 assist, costringe la difesa a lavorare il doppio per limitarlo e questo apre spazi ai compagni. E se stavolta il tiro da 3 di squadra funziona poco, questa situazione può diventare un’arma totale nelle serate di cuccagna dall’arco. Sette falli subiti, 29 di valutazione, +19 di plus-minus, 9/10 in entrata. Un tornado di nome Ike.
MVP Confident per i lettori della DirettaVN
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LIBRIZZI 6,5 – L’ingresso in quintetto base gli toglie, forse, l’effetto sorpresa o cambio di ritmo – decidete un po’ voi – e così deve attendere qualche tratto di partita per diventare protagonista. Lo fa al momento giusto, quando le sue giocate (tripla con fallo e libero convertito, assist a Renfro) danno a Varese quella spinta che porterà a dominare il terzo periodo. E da lì la partita tutta.
RENFRO 7 – Gli otto punti non sono il fatto più importante della partita di Renfro ma sono un dato su cui soffermarsi: è quel che gli si chiede come standard e che era mancato altre volte in cui le difese lo avevano tranquillamente battezzato. In difesa risulta un tassello chiave per come accetta i cambi, regge sugli esterni, sporca i palloni avversari e via discorrendo.
LADURNER S.V. – Come anche Villa: manciate di secondi per dire “Io c’ero nel derby vinto”.
MOODY 5 – Utile giusto per allungare il brodo delle rotazioni, preservare Iroegbu per qualche minuto e spendere qualche fallo nel tentativo di mettere pressione. 5′, zero punti, un microimpatto difensivo e nulla più.
FREEMAN 5 – Il quintetto iniziale con lui in campo appare strampalato, perché Allerik si perde l’avversario diretto e non segna con i piedi per terra. Nell’ottica di avere rotazioni continue, Freeman torna d’attualità a partita in corso e cava qualcosa di buono: una tripla, un jumper dalla media, un rimbalzo d’attacco importante. Ma la linea di galleggiamento è qualche metro più in alto, per adesso.
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