Artigiani: “La situazione è peggiorata ma traspare la voglia di reagire”
CNA Varese pubblica il tredicesimo questionario sulla crisi ( il primo risale all’autunno del 2008). Rispetto a quello di settembre, quelle che giudicano positivo il 2011 sono scese all’8%, quelle che lamentano un peggioramento superano il 40%
Nelle prime due settimane del mese di dicembre, subito dopo la presentazione della manovra Monti, la C.N.A. di Varese ha effettuato, rivolgendosi per la terza volta nel 2011 e per la tredicesima dall’autunno dell’oramai lontano 2008 (periodo dal quale si ritiene convenzionalmente iniziata la crisi) una nuova ricognizione presso le imprese associate. A loro è stato chiesto l’andamento economico nell’anno che sta concludendosi, la valutazione delle misure in corso di approvazione e le loro aspettative per il futuro.
La precedente rilevazione era stata eseguita a settembre 2011 e da allora tante cose sono ulteriormente cambiate, a partire dal Governo del Paese. Dalla elaborazione delle risposte pervenute emergono la conferma di un ulteriore deterioramento della situazione e la sostanziale delusione rispetto alla manovra Monti. E’ anche possibile cogliere però una rinnovata voglia di reazione, alla quale potersi aggrappare per ripartire nel 2012. È comunque un piccolo segnale positivo, che merita di essere sottolineato e che pensiamo possa essere valorizzato se e quando per davvero il Governo riuscirà a passare alla seconda fase, quella della crescita, che per ora appare decisamente sacrificata sull’altare del risanamento dei conti.
LE RISPOSTE
Entrando nel dettaglio delle risposte, è importante rimarcare come, rispetto a settembre, la valutazione che le imprese danno del loro andamento aziendale sia decisamente degradata: quelle che giudicano positivo il 2011 sono scese all’8%, quelle che lamentano un peggioramento superano il 40%, mentre a Settembre erano circa un terzo.
A conferma della dinamica vi è un 16% di imprese che hanno dato un giudizio positivo per i primi mesi per registrare un calo importante nell’ultima fase dell’anno.
A conferma della dinamica vi è un 16% di imprese che hanno dato un giudizio positivo per i primi mesi per registrare un calo importante nell’ultima fase dell’anno.
La seconda domanda posta riguardava l’impressione delle imprese rispetto alla crisi dell’area euro.
A fronte di un 34% che ritiene che il peggio debba ancora venire, un buon 46% confida nella possibilità di poterne uscire in positivo se si prenderanno provvedimenti adeguati. E’ rimasta invariata, invece, la percentuale delle imprese che auspicano o temono un’implosione dell’Unione monetaria europea.
A fronte di un 34% che ritiene che il peggio debba ancora venire, un buon 46% confida nella possibilità di poterne uscire in positivo se si prenderanno provvedimenti adeguati. E’ rimasta invariata, invece, la percentuale delle imprese che auspicano o temono un’implosione dell’Unione monetaria europea.
Passando alla valutazione sulla manovra Monti appare evidente il fatto che le imprese non ritengono contenga quelle misure necessarie per affrontare la crisi: difatti solo un 14% ne giustifica l’impianto, mentre il 48% rileva la scarsa incisività usata nei confronti di rendite e privilegi e il 38% la stronca giudicandola iniqua e depressiva.
Un’ulteriore domanda concerneva poi la percezione dell’attività svolta da Re.T.E. Imprese Italia. Alla quale, evidentemente, rimane molto da lavorare sul versante della comunicazione e dell’immagine dal momento che il 38% delle imprese dichiara di non conoscerla. Un imprenditore su tre ne ha invece riconosciuto una funzione positiva, che non scalfisce però la supremazia di Confindustria (con la quale, per altro, si è agito in stretta collaborazione).
È sicuramente interessante anche la posizione di quel 23% che vede nella ricerca di compromessi tra le diverse anime di Re.TE. Impresa Italia un limite alla sua capacità di rappresentanza.
È sicuramente interessante anche la posizione di quel 23% che vede nella ricerca di compromessi tra le diverse anime di Re.TE. Impresa Italia un limite alla sua capacità di rappresentanza.
Infine, sul fronte del loro atteggiamento verso il futuro, aumentano le imprese che vi si accostano con ottimismo, ma aumentano anche quelle pessimiste. Mentre però l’incremento di chi vede nero era prevedibile, è importante sottolineare la crescita della fascia di coloro che credono in un futuro migliore.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE FRANCO ORSI

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