Varese e il falso mito dell’industria della scarpa
Un'indagine chiede ai varesini quali siano i settori più forti. E tra le prime risposte spunta il "calzaturiero", anche se da tempo non è più un settore trainante
Sono trascorsi circa vent’anni dal tramonto del calzaturificio DiVarese. Eppure alla domanda "quali sono i tre settori più rilevanti dell’industria manifatturiera varesina?" in molti citano ancora l’industria della scarpa. Gli esperti potrebbero parlare di potenza del brand, degli effetti a lungo termine di un marchio di successo. Questa convinzione è stata intercettata dall’istituto di ricerca Ipsos che ha condotto un’indagine nel Varesotto commissionata dall’Unione degli industriali. Interessante è constatare che l’8 per cento degli intervistati ha messo il calzaturiero addirittura come prima voce del mercato provinciale mentre il 30 per cento lo inserisce tra i tre settori più forti. «È una percezione legata a un’immagine passata, a una situazione che non corrisponde più alla realtà» commenta Vittorio Gandini, direttore di Univa. Torniamo ai dati: la maggior parte degli intervistati ha indicato il "tessile" come settore più forte (il 20 per cento alla prima risposta), segue il "metalmeccanico" e l’ "aeronautico". Al quarto posto i varesini citano a buon titolo la "meccanica di precisione" ma poi arriva appunto il "calzaturiero" e dopo poche posizioni anche l’ "agroalimentare". «C’è anche un’altra sensazione distorta – ha concluso Gandini – è quella che porta a citare l’agroalimentare prima della plastica o delle macchine utensili (una delle produzioni più diffuse nel Varesotto ma finite in fondo alla classifica e citate solo dal 3 per cento degli intervistati, ndr). In ogni caso è bene tenere conto di queste sensazioni: sono risposte utili perchè ci stimolano a comunicare meglio l’attivita delle nostre imprese».
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