Graglia: “Al Paese serve una fase costituente”
Nella conferenza stampa di inizio d'anno il presidente degli industriali della provincia parla della crisi, elogia quanto fatto a Varese e chiede una svolta per l'Italia. "Ci farebbe bene anche rottamare qualcosa"
"Serve una stagione costituente". Per Michele Graglia questa è una priorità assoluta. "Nella mia vita non ho visto la guerra, ma la crisi che abbiamo attraversato, e da cui non siamo ancora definitivamente usciti, ha avuto effetti pesantissimi. Non si è trattato di una fase congiunturale, ma di cambiamenti profondi. Per questo il Paese ha bisogno di regole istituzionali nuove. Paletti precisi in grado di farci uscire da uno stallo nel quale non sono nemmeno più condivisi dalle parti in gioco i valori minimi di convivenza civile e politica".
Parole dirette e chiare che si rivolgono al mondo della politica lontana dai problemi reali del Paese. "Non voglio diventare come il sindaco di Firenze, ma avremmo anche bisogno di rottamare qualcosa e qualcuno".
Il presidente di Univa è intervenuto dopo la presentazione dei dati economici del 2010 che evidenziano segnali di "una ripresa selettiva e differenziata".
L’Italia cresce solo la metà della media degli altri paesi europei. Siamo lontanissimi da quanto sta vivendo la Germania. "La sensazione di immobilismo, – prosegue Graglia – la sensazione che nulla stia cambiando e che nulla possa cambiare è diffusa e colpisce ogni aspetto della vita del Paese. Politica, riforme istituzionali, fiscalità: tutti fronti, tutte realtà in cui sembra che il cambiamento sia impossibile. Per colpa di una crisi che ancora attanaglia la nostra economia. Per colpa di una politica chiusa su se stessa. Per la difficoltà di indirizzare il mondo del lavoro verso un cammino di riforme condivise da tutte le parti sociali".
Tutto questo preoccupa ancor più guardando come stanno andando le cose nel resto del mondo. L’Italia appare un paese fermo, e verrebbe da dire quasi smarrito.
Un quadro come questo preoccupa e non poco, anche se Varese vive una condizione, ancora una volta, diversa. Per il presidente Graglia "il Paese reale è migliore di quello che sembra. A partire dalla provincia di Varese. Non c’è solo un Paese fermo. Limitarci a questa visione sarebbe ingiusto e fuorviante. Il nostro territorio è in grado di proporre un nuovo modello di sviluppo, con esempi concreti in grado di scardinare i rischi dell’immobilismo che sembra impregnare il Paese come una colla. Varese ha in sé cinque punti di eccellenza: “L’orgoglio di fare da sola”, “La concretezza”, “La conoscenza come fattore di sviluppo”, “Le potenzialità di attrarre investimenti”, “La capacità di visione”".
Malpensa è il primo esempio. L’aeroporto, dopo "la miope scelta di Alitalia di andarsene" sta risalendo posizioni su posizioni, segno "che Governo si, Governo no. Colannino si, Colannino no, il mercato sceglie il nostro scalo per volare". Graglia si toglie anche un sassolino dalla scarpa e afferma senza mezzi termini che "alla fine è stato un bene che sia andata così, tanto Alitalia finirà prestissimo nelle mani dei francesi".
Il secondo punto virtuoso è la concertazione tra le parti sociali. Sono stati chiusi 55 accordi aziendali, segno dei buoni rapporti tra sindacato e imprese.
Università e miglior rapporti con la scuola sono il terzo punto forte del territorio. La LIUC in questi anni ha stretto numerosi accordi con il mondo produttivo. "Grazie a queste collaborazioni siamo stati in grado di trasformare l’ateneo in un partner strategico per la formazione di alto livello disegnata a misura delle imprese e in grado di adattarsi alle varie realtà aziendali e settoriali". Sul fronte scolastico "la sfida che ci siamo dati sul territorio – afferma Graglia – è quella di arrivare, in pratica, alle menti dei giovani, innovando l’offerta formativa delle scuole. Un obiettivo che possiamo raggiungere attraverso le possibilità introdotte con la recente riforma della scuola che permette agli istituti scolastici di affiancare, ai programmi didattici generali, anche una quota di lezioni ideate in autonomia".
La capcità di attrarre investimenti emerge dall’analisi di composizione sociale di molte imprese dove la presenza di operatori stranieri è significativa. E per finire, una strategia che vuole portare sul tavolo di concertazione provinciale le prospettive per la Varese del 2020.
"La nostra provincia ha raggiunto questi risultati grazie alla sua solidità e alla concretezza del settore manifatturiero. Non credo che oggi esista un modello economico alternativo a questo e sono i dati a indicarcelo".
Graglia è preoccupato, ma anche fiducioso. "La crisi sta lasciando sul campo conoscenza e capacità con l’aumento della disoccupazione e la chiusura di imprese. Ma gli esempi che Varese vive possono rappresentare altrettanti grimaldelli per uscire dalla situazione di immobilismo in cui si sta incuneando il Paese. Questo grazie alla capacità di tutti gli attori del territorio, compresi gli imprenditori, di guardare avanti, a nuovi progetti, a nuove idee. Guardare oltre, come sta avvenendo sui mercati. Per continuare ad essere vincenti e competitivi, però, bisogna dare una speranza ai giovani, alle imprese, ai loro titolari e ai loro collaboratori. E questo può avvenire solo progettando il futuro. Varese lo sta facendo".
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