Bala i ratt a Bruxelles, la Lega dei ticinesi si infuria
La risposta del deputato Quadri all'iniziativa dell'europarlamentare varesina Comi che ha chiesto all'UE di tutelare i frontalieri e promuovere la collaborazione tra i due stati
Lara Comi porta al Parlamento europeo i problemi dei frontalieri e gli accordi bilaterali ma alla Lega dei Ticinesi questo non piace e si infuria. Tanto che il deputato Lorenzo Quadri ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato sulla faccenda. "Le due interrogazioni depositate da un’europarlamentare varesina al Consiglio europeo e alla Commissione europea non possono rimanere senza una risposta energica" scrive il leghista d’oltre confine. "L’iniziativa dell’europarlamentare – tuona Quadri – è a dir poco ridicola, se si considera che a non applicare gli Accordi bilaterali è l’Italia, non certo la Svizzera, dove – tanto per citare un recente esempio – "ostacoli dissimulati alla libera circolazione delle persone" (vedi il requisito della conoscenza delle lingue nazionali nei concorsi per i docenti cantonali) inseriti a tutela della forza lavoro residente, vengono rimossi da tribunali cantonali in preda a raptus autolesionisti".
Nel documento la Lega dei Ticinesi contesta entrambe le richieste all’Unione Europea della Comi (nello specifico "incoraggiare una maggiore collaborazione tra i due stati, nello specifico, per quanto riguarda il rispetto dei principi di libera circolazione delle persone, di non discriminazione e di tutela dei diritti della persona e dei lavoratori" e la richiesta di intervento "a sostegno dei frontalieri italiani, con una azione di pressione volta a esigere rispetto nei loro confronti e a ribadire la necessità di fornire tutela ai loro diritti tanto come persone quanto come cittadini e, infine, come lavoratori").
"Evidentemente – scrive ancora Quadri – l’eurodeputata ignora altresì che l’Italia ha illegalmente inserito la Svizzera in una lista nera di paradisi fiscali allo scopo di mettere in difficoltà le aziende ticinesi che intrattengono relazioni commerciali con ditte italiane, azione che si inserisce nel quadro di un’offensiva in grande stile volta a nuocere alla piazza finanziaria ticinese come pure al suo commercio, e, più generale, al nostro benessere. Il Ticino è uno dei principali datori di lavoro per gli italiani, ed il trattamento che l’autorità della Penisola riserva ad un datore di lavoro di tale importanza per i suoi concittadini, è semplicemente inaudito e non può essere tollerato".
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