Il Ticino, la Lombardia e il fisco che mina il “buon vicinato”
Prima lo scudo fiscale poi la scelta di inserire la Svizzera nella black list. I rapporti tra Italia e Svizzera si stanno complicando. Si è parlato anche di questo in un convegno dell'Insubria
In comune hanno i lavoratori, i collegamenti stradali e ferroviari, i rapporti economici e culturali e non solo. All’UnInsubria i territori di confine tra Italia e Svizzera si sono interrogati per un giorno sulla propria identità e soprattutto sul futuro. Un discorso partito proprio dai rapporti tra i due stati. Relazioni di "buon vicinato" che alcune recenti scelte della politica italiana rischiano di inasprire: non ultima quella del Governo di inserire la Federazione nella “Black list”, l’elenco dei paesi da monitorare dal punto di vista fiscale. Ma non è l’unica: pochi mesi fa gli stessi malumori erano stati innescati dalle norme sullo scudo fiscale. Problemi ancora aperti che sono stati toccati dal consigliere della Lega Ticinese Norman Gobbi intervenuto tra i relatori del convengo di ieri. L’animo dell’iniziativa dell’ateneo varesino era però quello di aprire in modo propositivo un tavolo di riflessione che coinvolgesse gli esponenti della politica, delle istituzioni e dell’economia transfrontaliera. È in una prima tappa ciò è avvenuto nonostante alcuni assenti di peso come l’assessore regionale Raffaele Cattaneo e l’onorevole del Carroccio Giancarlo Giorgetti: «La vicinanza al Ticino può dare all’Italia molti stimoli e spunti di riflessione – ha detto il professor Gioacchino Garofoli della facoltà di economia dell’ateneo – i dati relativi all’occupazione e alla qualità della formazione sono migliori, e perciò da analizzare. La presenza di due università inoltre ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo del vicino Cantone, un esempio che un territorio come il nostro dovrebbe cogliere e studiare. Anche dal punto di vista della ricerca l’Insubria è interessante: ricordo che molte delle scoperte di tipo economico sono avvenute proprio osservando territori simili ma senza confini amministrativi definiti. Questo spinge il ricercatore a entrare direttamente a contatto con il territorio. Capirne gli aspetti in comune e le differenze». Di quanto unisce e divide Lombardia e Ticino, dell’evoluzione dei rapporti e degli organismi in comune come la Regio Insubrica ha parlato Remigio Ratti, esperto di storia e relazioni tra Svizzera e Italia. Nella sua interessante sintesi ha illustrato come esse siano mutate negli anni a partire dal dopoguerra e come alcuni aspetti, tra cui in particolare il frontalierato e le infrastrutture, abbiano legato sempre di più le due aree nonostante siano temi che alimentano un confronto continuo. Degli aspetti imprenditoriali e delle possibilità e difficoltà di fare affari al confine ha parlato il presidente dell’Api Franco Colombo.
L’incontro, moderato dal professore dell’UnInsubria Claudio Bonvecchio, è stato inoltre l’occasione per presentare un rapporto dell’Irer dal titolo “Istituzioni, economia e territorio per una nuova identità transfrontaliera”.
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