“Alla manifestazione in bicicletta: tanta paura ma siamo riusciti a cavarcela nel fuggi fuggi dei lacrimogeni”
Il racconto della varesina Maria Papa, che ha raggiunto la manifestazione del 21 con mezzi propri, assieme a una amica e i loro figli

Sono andata a Genova sabato 21 con una amica e con tre figli maschi dai 14 ai 16 anni. Non siamo andate con i pullman organizzati, siamo andate per conto nostro: ci siamo pure portate le biciclette.
Come tanti altri, abbiamo partecipato per dimostrare che a quella manifestazione c’era gente normale, non solo piantagrane. Noi siamo andati in corteo in bicicletta, e ne abbiamo perciò visto più degli altri: incontravamo famiglie, ragazzi. I nostri figli a un certo punto si sono fermati a guardare i giocolieri e io e la mia amica abbiamo detto loro “andiamo un po’ avanti, tanto poi ci raggiungete”: non c’era il rischio di perdersi: la strada era una sola, la direzione pure, e le persone che incontravamo ci davano fiducia.
A un certo punto però abbiamo cominciato a vedere un fumo che pizzicava gli occhi sempre di più, e ragazzi che cominciavano a correre. Erano i lacrimogeni Noi siamo uscite dal corteo, abbiamo passato un posto di blocco e ci siamo fermate per aspettare i nostri figli, anche se i poliziotti ci dicevano di circolare: noi rispondevamo che stavamo aspettando i nostri figli, non avevamo alcuna intenzione di muoverci da li.
Intanto il fumo diventava sempre di più. I ragazzi dopo un po’ di tempo sono arrivati di corsa con le biciclette, e siamo andati via in fretta. Le biciclette ci hanno salvato, nel fuggi fuggi generale. «Non saremmo mai andati verso la polizia se non avessimo saputo che c’eravate, saremmo scappati dall’altra parte» ha commentato mio figlio poi: una frase che mi ha fatto male, perchè era il contrario di quello che gli avevamo insegnato. In quel caso però ma in quel caso non potevo dargli torto. Così, al ritorno non abbiamo parlato troppo: questi fatti ci avevano proprio scombinato.
Maria Papa,
Varese
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