Perché si parla del green pass di Adolf Hitler

In rete è comparso un green pass, valido, intestato al dittatore nazista. Possibile che siano state compromesse alcune chiavi per validare i QR code

green pass

La «dittatura nazisanitaria», come la chiama qualche oppositore del green pass, non c’entra. La questione riguarda le chiavi, ovvero i codici cifrati che vengono utilizzati per validare i passaporti verdi. E il timore è che qualcuna di queste sia stata compromessa. Il che, se venisse confermata la circostanza, significherebbe che c’è qualcuno che è in grado di produrne di contraffatti.

La questione ha avuto inizio nella serata di martedì 26 ottobre, quando l’utente Twitter @reversebrain ha pubblicato questo tweet:

In buona sostanza, afferma di ritenere che qualcuno abbia ottenuto i codici di cifratura necessari per produrre il green pass. O meglio, per autenticarne la validità. In buona sostanza, l’elemento che utilizza l’app VerificaC19, quella che viene usata quotidianamente nei luoghi di lavoro e nei locali, per essere certa che il QR code che sta scansionando sia legittimo. E, di conseguenza, che il green pass della persona che lo mostra sia valido.

È chiaro che, entrando in possesso di questi codici, chiunque potrebbe generare un green pass che viene riconosciuto come legittimo intestandolo a persone non vaccinate, né tamponate, né recentemente guarite dalla Covid-19. Magari perché si sono suicidate nella primavera del 1945. Cosa che è effettivamente successa, come si può verificare scansionando questo QR code:

Si tratta di un green pass erogato al signor Adolf Hitler, nato il 1 gennaio del 1900. Ovviamente, si tratterebbe solo di un omonimo del dittatore nazista, che vide la luce il 20 aprile del 1889. Scherzi a parte, la questione è seria: se davvero, come sembra, i codici sono stati diffusi, questo significa che chiunque abbia le conoscenze informatiche sufficienti può mettersi a produrre green pass contraffatti ma che passano regolarmente i controlli.

Non esattamente un’iniezione di fiducia nei confronti di uno strumento oggetto di forti contestazioni e non esattamente ben visto nemmeno da tutte le forze politiche che compongono la variegata maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Una ricostruzione più approfondita dell’accaduto l’ha offerta, sempre su Twitter, Enrico Ferraris, avvocato che si occupa di protezione dei dati. In pratica, sarebbero due le chiavi compromesse, una francese ed una polacca. Il rischio non è tanto quello di trovarsi al ristorante di fianco ad una persona con un green pass contraffatto: basta individuare le chiavi compromesse ed invalidare tutti i passaporti verdi che certificano come validi.

Il problema è però proprio questo: tutti i green pass legati a queste chiavi compromesse dovrebbero essere annullati ed emessi nuovamente, ovviamente con una nuova chiave. Il fatto che siano emessi ditigalmente semplifica il tutto, ma è possibile che si verifichino dei disagi. Di sicuro, questo sarà un argomento che quanti si oppongono al green pass non mancheranno di utilizzare per sostenere la loro posizione.

Edit: successivamente alla pubblicazione dell’articolo, la chiave di cifratura deve essere stata invalidata. Scansionandolo ora, il QR code intestato ad Hitler risulta non valido.

Riccardo Saporiti
riccardo.saporiti@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Ottobre 2021
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