“Folias & Romanescas” al Teatrino di via Sacco
Appuntamento domenica 28 marzo alle 20.30 con Jordi Savall, Fabio Sartorelli e Rolf Liesveland
Lo scorso anno, per la Stagione Musicale Comunale, presentò un programma incentrato su Oriente e Occidente. «Un patrimonio al quale voglio dare voce attraverso quella tecnica espressiva che definisco “dialoghi” – dichiarava Jordi Savall – perché la musica può nascere solo da persone che si ascoltano e si rispettano: questo è l’esempio che voglio dare». Un esempio che Fabio Sartorelli ha deciso di ripetere domenica 28 marzo, alle 20.30 al Teatrino di via Sacco (biglietti a euro 18), con il violista da gamba e Rolf Liesveland al liuto. Questa volta, però, si parla di “Folias & Romanescas”, «ossia variazioni su basso ostinato, un genere strumentale – chiarisce il direttore della rassegna varesina – dalle innumerevoli affinità con le improvvisazioni dei grandi della musica jazz». Un tema attuale sul quale la musicologia dibatte da decide di anni, considerando la creazione estemporanea una prassi interpretativa posta alla base della musica antica così come del barocco. E della quale il jazz si è appropriato sino a renderla malleabile e innovativa. Ma Savall esce nuovamente allo scoperto e tralascia i sentieri più battuti per accedere ai pertugi più nascosti della Storia della musica e presentare “escursioni nei repertori meno noti – prosegue Sartorelli – alle prese con brani inediti, spesso strappati al silenzio di archivi pubblici e privati”. «Musiche antiche eppure attuali – aveva detto Savall – da considerarsi nuove e nostre, nate da radici simili, fatte di mescolanza di stili e grande diversità all’interno di un’unità di linguaggi». Una sfida che il violista (si esibisce ad un raro strumento inglese del 1697) ha accettato di buon grado seguendo la formula, ben accetta dal pubblico varesino, della conferenza-concerto. Anche se Savall insiste sul fatto che «la musica non ha alcun bisogno di spiegazioni: la formula della conversazione-concerto serve solo per puntualizzare il contesto storico nel quale ci si muove ed illustrare all’ascoltatore gli strumenti e la tecnica interpretativa». La spiegazione, dunque, si fa atto complementare all’esecuzione musicale di un artista ispirato sin dalla gioventù da Johann Sebastian Bach (durante i suoi studi conobbe bene Pablo Casals, considerato il più grande violoncellista del Novecento) e attratto da ciò che non è scritto. «Solo il 25 per cento di ciò che si suona si trova su carta – conclude il Maestro – ed è qui che si può parlare di attualità della musica antica. Una musica sepolta dal classicismo, dal romanticismo e dal modernismo, ma ora pronta a riconquistare il posto che merita nella storia. Siamo ancora in fase di recupero, è vero, ma senza dubbio i compositori contemporanei si renderanno conto della sua importanza e di quanto possa servire loro come fonte di ispirazione e creatività». Così si presume che il programma del concerto, anche se del tutto sconosciuto, non rinunci a Diego Ortiz, Tobias Hume, Marin Marais e Antonio de Santa Cruz.
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