“Beppe Uva disse al medico: sono allergico”
L'interrogatorio di un poliziotto a poche ore dalla morte dell'artigiano dopo la notte passata in caserma. La procura interrogherà l'amico che accusa i carabinieri
Giuseppe Uva, la notte in cui fu interrogato nella caserma di carabinieri, disse che era allergico ai farmaci, all’operante della guardia medica. Lo riferisce un poliziotto, interrogato in questura, a qualche ora di distanza dalla morte dell’artigiano, avvenuta il 15 giugno 2008. Com’è noto, la famiglia accusa i carabinieri di averlo massacrato di botte e l’avvocato Fabio Anselmo con l’ex senatore Manconi hanno sollevato il caso con i media nazionali. La versione della procura di Varese è invece che Uva fu ucciso da un errore medico: i due sanitari che dopo il ricovero all’ospedale di Varese gli somministrarono i calmanti sono stati indagati e dovranno rispondere di omicidio colposo di fronte al giudice. La procura ha anche avviato un secondo fascicolo per verificare le testimonianze di Alberto Biggiogero, l’uomo che quella notte fu portato in caserma insieme a Uva.
Il pm Sara Arduini non ha indagato i carabinieri anche sulla scorta della perizia medico legale che esclude una relazione tra i traumi sul corpo della vittima e il decesso. L’autopsia è molto netta in questo senso, ma la famiglia ne chiede una nuova. L’ex senatore Manconi è altresì convinto che le forze dell’ordine non abbiano detto tutta la verità.
Dai verbali e dalle testimonianze dell’inchiesta, non emerge alcun pestaggio. Il legale Fabio Anselmo chiede però che siano sentiti altri testimoni finora trascurati. Quello che invece risulta con chiarezza è che Uva accennò in caserma, di avere dei problemi di salute. Il poliziotto interrogato racconta che «Uva Giuseppe emetteva un forte odore di alcol e la sua ubriachezza era manifesta, tanto che anche l’equilibrio era precario». Dopo arrivò un medico di colore, che risulta essere senegalese, anche se il testimone Alberto Biggiogero sostiene che fosse una persona «dai tratti asiatici». «Uva Giuseppe – continua il poliziotto nella testimonianza – appena l’ha visto gli ha chiesto se aveva il permesso di soggiorno….dicendo sostanzialmente che non lo riteneva idoneo a curarlo». Continua il poliziotto: «Dopo aver cercato inutilmente di convincerlo a farsi medicare, il medico ha deciso di fargli una puntura; Uva sentendo ciò ha riferito che era allergico e che giornalmente si recava in ospedale per sottoporsi alle terapie – si legge nel resocontod dell’interrogatorio – il medico ha anche contattato l’ospedale e, presumo,dopo aver ricevuto rassicurazioni, ha deciso di iniettargli un calmante». Le versioni della polizia sono tutte nette nell’escludere il pestaggio ma proprio questa univocità insospettisce la famiglia. Quel che poi accadde in ospedale è noto: i farmaci somministrarti a Uva, in ospedale, lo uccisero. E due medici dovranno risponderne. Ma Beppe Uva fu quantomeno indebolito dalle botte? E’ il dubbio che è stato rilanciato in questi giorni e che a settembre aveva già avuto il legale Fabio Rizza che presentò un esposto chiedendo che si aprisse una inchiesta per lesioni.
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