Lavoratori italiani all’estero, politica e sindacati fanno gioco di squadra
L’ultima circolare dell’Agenzia delle entrate in materia di “lavoratori italiani all’estero” chiarisce, una volta per tutte e definitivamente, la posizione dei frontalieri che lavorano in Svizzera
L’ultima circolare dell’Agenzia delle entrate in materia di “lavoratori italiani all’estero” chiarisce, una volta per tutte e definitivamente, la posizione dei frontalieri che lavorano in Svizzera rispetto al secondo pilastro ed al presunto monitoraggio di questo, paventato da qualcuno negli scorsi mesi, all’interno del provvedimento di “scudo fiscale”. «Si coglie l’occasione per evidenziare – dichiara la nota del 12 marzo dell’Agenzia delle entrate – che non sono oggetto di monitoraggio fiscale le somme versate per obbligo di legge a forme di previdenza complementare organizzate o gestite da società ed enti di diritto estero, quali ad esempio il cosiddetto secondo pilastro svizzero, trattandosi di forme di previdenza obbligatoria seppure complementare». Tale risultato per qualcuno non era scontato, soprattutto dopo che a Roma è saltato il “milleproroghe”. Ha vinto il gioco di squadra dei sindacati Cgil e Unia (quest’ultima per parte ticinese), dei rappresentanti politici del nostro territorio “di ogni segno e colore” e che operano a Roma, trasversalmente tutti interessati a veder rispettati i diritti dei lavoratori italiani che tutti i giorni varcano “la ramina” per lavorate in Svizzera. I primi commenti politici, a caldo, hanno subito messo in evidenza quanto tutti gli attori di questa vicenda siano interessati a rivendicare come “proprio” un risultato così importante. «Va bene così, è normale – fanno notare alcuni lavoratori nei bar di ritrovo vicino al valico di Lavena Ponte Tresa -, siamo in piena campagna elettorale ma ciò che conta per noi è il risultato». I frontalieri ringraziano, contenti che la politica locale e i sindacati siano riusciti a fare sistema a favore di una fascia di persone che merita interesse specializzato.
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