Pro Patria, sarà una Pasqua di passione
A vuoto il faccia a faccia odierno fra il sindaco e il "mr. X" che aspira a rifondare la società. La cordata chiede ancora tempo per riflettere, m ce n'è sempre meno. Incombe lo spettro dell'asta fallimentare
Ventiquattr’ore dopo, le preoccupazioni del primo tifoso della Pro Patria restano più che mai legittime. Il sindaco Gigi Farioli ha avuto oggi un incontro con il principale dei soggetti interessati alla rifondazione della società, il cosidetto "mr. X", un imprenditore bergamasco del settore logistica, e con un altro appartenente alla "cordata" che è apparsa in qualche modo sfilacciarsi negli ultimi giorni tra mugugni per le attenzioni della stampa e, soprattutto, occhiate preoccupate all’entità dei debiti societari da saldare. Non ne è sortito per ora alcun impegno chiaro e definito. La cordata c’è, la società no: il sindaco ha un cerino in mano, il curatore fallimentare un fuocherello sotto la sedia che comincia a farsi sentire: l’esercizio provvisorio non può essere prolungato più di tanto pena l’ulteriore aumento dei debiti da saldare. Farioli è cauto, si attiene all’usuale riserbo sui nomi e si astiene dal rilasciare ogni dichiarazione ufficiale: si limita a confermare a mezza voce che il curatore fallimentare Regalia a questo punto cercherà una formale manifestazione d’interesse. Il timore è che con un’asta fallimentare in vista si facciano sotto «faciloni, millantatori e cialtroni vari, personaggi che il calcio italiano ben conosce e di cui non ha bisogno». Già ieri il sindaco si appellava al senso di responsabilità, alla parola data e oggi ribadisce la richiesta di «uscire dal traccheggiamento» e dare delle garanzie: i tempi sono strettissimi, non oltre martedì secondo lo stesso primo cittadino, per addivenire alla costituzione del nuovo soggetto societario, che dovrà essere aperto alla partecipazione di un azionariato popolare (non saremo a Barcellona ma l’idea piace) e saldamente radicata a Busto Arsizio.
Nell’incontro odierno gli investitori hanno chiesto ulteriore tempo per pensare e ragionare. Si tira una corda tesa, insomma, e se prima avevamo uno Zoppo che avrebbe lasciato solo alle sue condizioni, ora abbiamo gli "alpinisti" che vogliono entrare, ma alle loro condizioni. In mezzo c’è il sindaco che formalmente non avrebbe alcun ruolo, ma di fatto si è caricato sulle spalle un macigno. Non è in grado di imporre ultimatum a chicchessia, ma non vuole nemmeno passare per quello che deve solo fare promesse; è indispettito e non riesce proprio a nasconderlo. Ancora una volta, non resta che aver fede nelle resurrezioni, ma ci vorrà veramente una mano santa.
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