“La crisi coinvolge tutti, dagli alberghi alle griffe di alta moda”
Lucia Anile della Filcams Cgil dipinge un quadro inquietante della situazione dei lavoratori del commercio a Malpensa: centinaia di contratti non rinnovati, decine di richieste di mobilità
Il settore del commercio paga dazio alla crisi di Malpensa. Il comparto, che
impiega circa 3 mila lavoratori con circa 130 imprese coinvolte, fa registrare continui segnali di allarma. A fare il quadro della situazione Lucia Anile, della Filcams Cgil: «Avevo detto che il momento di crisi più acuto si sarebbe avuto da novembre in poi, e così purtroppo è. Ci sono le realtà più grandi e radicate, come Autogrill, Dufrital e MyChef che non rinnovano i contratti a termine – spiega la Anile -. Altri, più piccoli, chiudono i punti vendita: si tratta di negozi anche di griffe di alta moda che non avendo più il mercato portato dai voli intercontinentali che sono limitati in modo esponenziale, chiudono; quei passeggeri erano in un certo senso selezionati, interessati a fare acquisti anche di lusso. Ora non ci sono più e la situazione si fa via via sempre più drammatica. Un altro punto critico è quello della saletta vip di Alitalia: lì ci lavoravano dipendenti del settore ristorazione e pulizie, oggi non si capisce che cosa sarà di loro con il passaggio che è calato da 1000 persone a 10 a turno. Non so fino a quando potrà reggere questa situazione». Tra i tanti problemi c’è quello degli affitti degli spazi commerciali: «Variano a seconda delle aree e ci sono royalties altissime sui ricavi e un minimo garantito all’anno salatissimo che Sea pretende – spiega la Anile -. Siamo nel libero mercato e lo sappiamo bene, ma servono regole uguali per tutti per non far sì che i lavoratori siano quelli più penalizzati. Un altro aspetto da rivedere è quello dei parcheggi: ci sono aziende che non lo pagano ai dipendenti,
costretti a pagare cifre esorbitanti per poter lasciare l’auto all’interno del sedime aeroportuale. Non si può andare avanti ad ammortizzatori sociali, per quanto indispensabili: andrebbe aperto un tavolo per stabilire regole condivise. Penso alla riconversione e alla possibilità di riassunzione dei lavoratori nel caso un negozio chiuda». I lavoratori che hanno perso il posto negli ultimi mesi nel comparto commerciale sono una ventina, mentre quelli ai quali non sono stati rinnovati i contratti a tempo determinato sono oltre un centinaio e ad aprile ce ne saranno altri. Senza dimenticare chi lavora fuori dall’aeroporto: «Stanno sorgendo alberghi a gogò intorno a Malpensa, e questo potrebbe essere un bel segnale perché vuol dire che c’è chi crede nello scalo. Nel settore alberghiero però si registrano cali fino al 30/40 per cento nelle permanenze, dovute alla mancanza di traffico di passaggio».


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