Autosilo, al via sabato 8 la raccolta di firme per il referendum
I "referendari" de La Voce della Città e della sinistra pronti a lottare contro il parcheggio sotterraneo in piazza Vittorio Emanuele II
Il referendum sul progetto dell’autosilo multipiano di piazza Vittorio Emanuele II, parte essenziale della prevista riqualificazione commerciale-residenziale dell’area, comincia a prendere forma. I sostenitori della consultazione, in testa Audio Porfidio, la sinistra bustese (Rifondazione Comunista, Verdi, Unaltralombardia, Sinistra Democratica) e Città ApertA, sono pronti a partire con la raccolta delle almeno 2500 firme necessarie a indire il referendum. Da sabato 8 dicembre dovrebbe dunque partire la campagna per la raccolta firme, che si prevede di concludere entro San Silvestro con numeri tali da obbligare allo svolgimento della consultazione – che, lo ricordiamo, ha valore consultivo e non vincolante, un aspetto che i detrattori non hanno mancato di sottolineare. Raccolte le firme, il Comune avrà trenta giorni per contarle e verificarle, poi dovrà indire il referendum per una domenica che potrà essere tra febbraio e maggio 2008 (con ogni probabilità) o tra settembre e novembre.
Difficilissimo appare l’obiettivo di portare al voto il quorum richiesto del 33% degli elettori cittadini, ma i promotori non si perdono affatto d’animo. In caso di successo della raccolta firme si finirà per votare in 30-40 seggi, la metà rispetto a quelli usati per le elezioni; anche l’orario di apertura dei seggi dalle 8 alle 20 appare un fattore potenzialmente limitante agli occhi degli organizzatori.
Audio Porfidio torna sulla questione degli autosili "a corona": «Quando li proponevo io li bocciavano, adesso ne vogliono fare uno da 550 posti in via Alberto da Giussano» osserva. «Basterebbe aggiungerne un altro in via Einaudi, e i posti necessari ci sono tutti». Ragionamento che non convincerà i progettisti: senza autosilo salta l’intero progetto di piazza Vittorio Emanuele II-via Solferino, così come è concepito. «Abbia il coraggio di dire quel che vuole fare della piazza chi governa la città» tuona il consigliere comunale, infervorandosi in una filippica contro l’amministrazione, nelle sue parole «un centro per l’impiego dove si parla solo di poltrone». «Io» dichiara Porfidio dicendosi impermeabile alle pressioni «faccio politica senza interessi personali, e i soldi li dò in beneficenza».
Vittorio Parasole, in rappresentanza di Città ApertA, gruppo nato intorno a un giornalino pubblicato negli scorsi anni e che include vari architetti e professionisti bustesi, difende la posizione dei referendari. «Ci hanno detto che siamo contro il recupero del centro storico, ma non è vero. Solo, noi non accettiamo soluzioni a scatola chiusa. Il regolamento edilizio, all’art. 26, impone che le facciate si armonizzino nel contesto circostante: quante volte è stato violato nei decenni? Quante ancora oggi? La Giunta, che sventola il proprio amore per la città, si è inventata la quarta posizione sul refendum oltre alle classiche sì, no e astensione: il non tenerne conto, tanto è consultivo…» Sulla stessa linea anche "Charlie" Ferioli, portavoce del coordinamento della sinistra bustese: «Siamo i primi a chiedere un ripristino rispettoso di cubature, volumetrie e contesto storico-architettonico. Paga il privato, ci dicono: va bene, ma si sposta comunque un bene pubblico, cioè il monumento che si vorrebbe trasferire in piazza Trento e Trieste» (un’operazione degna di Abu Simbel, nel contesto urbano del centro…). «Questi cosiddetti innamorati di Busto e della bustocchità stanno distruggendo la città». Critico anche nei confronti dell’Ulivo, che è favorevole al progetto, Ferioli rimarca: «Il referendum, altro che "costoso strumento di falsa democrazia" come è stato bollato da destra, non è contro il parcheggio, ma per un modo nuovo di governare la città». Tema dirimente e dirompente, in tempi di edilizia scatenata, programmi integrati d’intervento e pianificazione urbanistica (PGT) alle porte.
Giampietro Donati de La Voce della Città avverte infine l’amministrazione di non fare passi falsi: «Se dovesero far partire i lavori in piazza Vittorio Emanuele II, come si è ventilato, prima che si sia potuta tenere la consultazione refendaria, li contesteremo in sede legale, di fronte al TAR per la legittimità dell’atto, e di fronte alla Corte dei Conti per l’inutile dispendio che a quel punto ne seguirebbe. E se venissero trovati resti romani, come qualcuno ipotizza, vigileremo che i lavori vengano fermati». Al riguardo, il precedente milanese non è positivo: a quattro passi da Sant’Ambrogio, resti della Mediolanum romana o no, i lavori per un autosilo continuarono.
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