Telos: “Abbiamo protestato contro gli sgomberi e la repressione”

Presa di posizione degli anarchici dopo le contestazioni alla manifestazione del 25 aprile, dove vi sono stati anche scontri con la Polizia: "La nostra presenza al corteo non poteva che essere attiva"

Sgomberi, taglio dell’acuqa, cortei. Sono solo alcune delle motivazioni che hanno portato gli anarchici Saronnesi a manifestare il 25 aprile durante la cerimonia ufficiale organizzata dall’amministrazione comunale. A spiegare quanto accaduto è anche una nota del gruppo Telos, da anni alla guida in città di manifestazioni di protesta e occupazioni. 
«Oramai è tradizione anche per i compagni e le compagne di Saronno – si legge nel documento -: il 25 aprile ci si ritrova in Piazza Libertà per festeggiare la sconfitta del nazi-fascismo. La data ci è cara, dato che ogni persona dotata di senno non può che odiare il fascismo e la sua dittatura. Ci piace anche ricordare come qualcuno, anni fa, decise di non subire passivamente le brutture della sua epoca, e si impegnò anima e corpo, col fucile in mano, per fare qualcosa di concreto contro chi in quegli anni comandava. Ci piace ricordarlo perché ci pare che ogni giorno, anche oggi, ci sia bisogno di lottare; perché subire passivamente la realtà che ci circonda e che, troppo spesso, ci schiaccia non rientra nel nostro DNA. Ci piace pensare e vivere da ribelli, perché, checché ne dica qualcuno, questo non è di certo l’unico né tantomeno il migliore dei mondi possibili».

«Quest’anno in particolare la nostra presenza al corteo del 25 aprile non poteva che essere attiva. E rumorosa. La giunta comunale piddina, negli ultimi dodici mesi passati dall’ultima commemorazione, si è tolta definitivamente la maschera, ed ha spinto decisamente sull’acceleratore della repressione e della retorica legalista. Ecco allora che quest’anno abbiamo assistito ad un taglio dell’acqua, tre sgomberi, con ogni volta una militarizzazione della città, decine di denunce annunciate a mezzo stampa per ogni nonnulla – spiegano dal gruppo -. E così la giunta Porro, tra sgomberi, denunce e criminalizzazione del dissenso, non poteva non aspettarsi una buona dose di fischi durante la festa della Liberazione. Ed era proprio questa la nostra volontà: tornare in Piazza per presentare il conto a chi crede che il ricordo del ventennio sia solo un buon modo per farci credere che oggi tutto va come dovrebbe. La nostra volontà era chiara, e chiaramente abbiamo preannunciato la nostra, comunque oramai scontata (un nostro striscione appare ininterrottamente da oramai 8 lunghi anni), presenza al corteo».

Ed ecco la descrizione di quanto accaduto, secondo il Telos: «L’obiettivo della Polizia ci è chiaro fin da subito: impedire ai contestatori di accedere alla piazza delle commemorazioni, mettendo un cordone di celerini tra gli indesiderati e i democratici governanti. Peccato però che lo obiettivo dell’intervento poliziesco non sia sfuggito a noi presenze fastidiose, che quindi, al posto di farci chiudere in una tonnara con reti dai caschi blu, ci siamo mossi liberi per tutto il corteo. Al termine dello stesso deve essere però parsa evidente alla polizia l’impossibilità di chiuderci al di fuori della piazza, e così, a due passi dal Parco Salvo D’Acquisto, la celere è bruscamente irrotta, caschi, scudi e manganelli, nel bel mezzo del corteo, a dividere le istituzioni da praticamente tutto il resto dei manifestanti. Molti di noi non hanno visto di buon occhio questa violenta irruzione, ed hanno cercato di proseguire sul percorso».

La situazione all’arrivo del corteo: «Dopo qualche minuto di giusta rabbia un rappresentante dell’ANPI e il sindaco di Feltre, invitato per l’occasione, riescono a tenere i loro discorsi. Discorsi che, tuttavia, per la prima volta da anni non verranno ascoltati in maniera subordinata dai presenti. In maniera spontanea, infatti, si formano diversi capannelli di persone che discutono su ciò che hanno appena vissuto – proseguono -. Opinioni contrastanti, discussioni spontanee, ma vere, molto più liberatorie di un discorso retorico ripetuto ogni anno. Una vera liberazione dalla passività con cui si vivono di solito queste commemorazioni, una vera riappropriazione delle piazze e delle tematiche».

«E, finalmente, ecco andare in scena la promessa e tanto temuta contestazione al sindaco Porro, e quindi alla sua giunta – concludono dal Telos -. Uno striscione di quasi venti metri viene srotolato da un palazzo, ricordandoci le schifezze che ogni giorni il PD su tutto il territorio nazionale compie. L’intervento del sindaco viene reso del tutto inascoltabile, subissato di fischi, urla, e ogni tipo di rumore molesto. Finito il discorso le istituzioni si spostano, scortate da polizia e carabinieri, dalla piazza. Noi ci dirigiamo, in corteo, al quartiere Matteotti, dopo passiamo qualche ora a mangiare e bere in compagnia». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Aprile 2014
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