Argenziano non risponde: “Non è in grado”
Il giallo di via Conca d'oro. L'avvocato difensore, Stefano Amirante: "Prima bisognerebbe che fosse valutato da uno psicologo. Quest'uomo non ha un rapporto consapevole con la realtà"

C’era la delega per sentirlo in questura, ma in realtà Alessandro Argenziano, l’uomo indagato per la morte della moglie, si è già avvalso della facoltà di non rispondere, con la polizia, lo scorso 29 aprile. Non ha detto nulla alla polizia su quanto avvenuto in via Conca d’oro il 26 aprile. La sua versione dei fatti resta quella riferita nelle interviste in tv e alla stampa locale.
L’accusa si basa sul fatto che la donna è stata trovata in fin di vita, dai soccorritori, a casa propria. L’ambulanza è stata allertata in sostanza dallo stesso Argenziano, ma è anche vero che il racconto dell’uomo è un po’ strano: Stefania Amalfi, 28 anni, sposata lo scorso ottobre, secondo il marito avrebbe tentato il suicidio soffocandosi con una calza di nylon. L’uomo ci ha raccontato di aver visto i suoi farmaci spostati, e dunque ipotizza anche che Stefania ne abbia assunti in gran quantità. La donna tentò già due volte il suicidio, il 16 e il 20 aprile, ma nel secondo caso aveva dei segni sulla nuca, a causa dei colpi di martello. La ragazza non ha mai denunciato Alessandro, ma i parenti di Stefania sostengono che lui la picchiasse. La tesi dell’uomo è che la moglie, depressa a causa di gravi fatti di violenze avvenuti in famiglia, avesse tentato di togliersi la vita già altre volte e che lui fosse riuscito ad impedirglielo. Questa volta, invece, non avrebbe fatto in tempo ad intervenire.
«Argenziano è una persona che non è in grado di rapportarsi consapevolmente con la realtà – spiega l’avvocato Stefano Amirante – è sottoposto alla tutela di un giudice e dei servizi sociali del comune di Varese. In questo momento andrebbe considerato quantomeno parzialmente incapace». L’avvocato difensore ha chiesto che nell’indagine sia valutata prima la sua capacità di effettuare dichiarazioni attendibili.
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