«Soffocò la moglie», ergastolo definitivo per Argenziano

I fatti nella primavera del 2015. Presentata la richiesta per il risarcimento degli eredi di femminicidio prevista dalla convenzione di Istanbul

Giallo Argenziano

Alla polizia disse di aver trovato sua moglie, Stefania Amalfi, morta con in testa una calza di nylon: suicidio.

Secondo i pubblici ministeri varesini, invece, la sera del 26 aprile 2015 l’uomo aveva somministrato alla moglie una dose massiccia di farmaco calmante con l’obiettivo di ridurla in uno stato di semi incoscienza per poi soffocarla con un cuscino.

E questa tesi, che ha fruttato all’imputato, Alessandro Argenziano, la condanna all’ergastolo, è stata sigillata da tutti i gradi di giudizio secondo la giustizia italiana: la sua condanna è diventata definitiva, con isolamento diurno dal momento che non è stato presentato alcun ricorso in Cassazione avverso la sentenza d’appello, pronunciata dalla corte d’Assise d’Appello di Milano lo scorso 20 giugno.

«La sentenza della Corte di Assise di Varese è passata in giudicato. Sicuramente una sentenza pesante che ha riconosciuto per l’omicidio il massimo della pena senza alcuno sconto, ma solo con aggravanti, per avere agito contro il coniuge, e in stato di premeditazione», commentano i legali di parte civile Furio Artoni e Alessandra Sisti.

Dunque confermata appieno ricostruzione dell’accusa, sull’inadeguatezza dei farmaci, somministrati di nascosto, ad uccidere. Ribadito quindi anche il concetto evidenziato dai due difensori: in base ai collant ritrovati e all’assenza di impronte sulle bottigliette di farmaci era impossibile l’ipotesi suicidiaria. I legali sono stati autorizzati dagli eredi a richiedere l’indennizzo che la Convenzione di Istanbul siglata dall’Italia prevede per le vittime di femminicidio.

«Si tratterà di un risarcimento molto probabilmente simbolico poiché l’Italia ha messo a disposizione importi inadeguati», dicono i legali che  sul punto hanno espresso critiche, ritenendo tale comportamento dell’Italia in contravvenzione con gli accordi europei, come risulta già da alcune sentenza della Corte europea che ha condannato il Belpaese per violazione degli accordi.

«Aspettiamo di vedere quale sarà il risarcimento poiché allo stato non è possibile quantificarlo – hanno concluso i legali – . Intanto la richiesta è stata regolarmente consegnata alla Prefettura di Varese Autorità preposta all’istruttoria della pratica ed al successivo procedimento liquidatorio».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Marzo 2019
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