“Finis Europae”, un continente senza pace
Venerdì 2 febbraio alle 21 nella Sala Montanari andrà in scena lo spettacolo teatrale a cura della compagnia teatrale Exire e Anmig Varese

Venerdì 2 febbraio alle 21 nella Sala Montanari di Varese andrà in scena lo spettacolo teatrale “Finis Europae“, a cura della compagnia teatrale Exire e Anmig Varese (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra), in collaborazione con il Comune di Varese. Lo spettacolo è stato realizzato nell’ambito del centenario della Grande Guerra, su drammaturgia di Sergio Di Benedetto, per la regia di Fabio Sarti, con Matteo Bonanni, Alessio Gigante, Angelo Zilio.
La storia è ambientata nell’ottobre 1918. Sulle montagne arriva la prima neve, che imbianca il fronte cadendo sui soldati sfiniti dalla guerra. Un giovane ufficiale italiano, il tenente Lorenzo Minelli, e il suo attendente, il soldato Romedio Rinaldi, catturano un colonnello austriaco, Joseph von Stainach: i tre uomini trascorrono una notte dentro una baita abbandonata, nei pressi della linea dei combattimenti, in attesa dell’alba, per riprendere poi il cammino verso il comando d’armata italiano.
Forse hanno smarrito il sentiero, forse sono inseguiti dagli austriaci, forse il prigioniero non è chi dice di essere. Di sicuro tre uomini con anni di conflitto sulle spalle, con una propria storia, proprie motivazioni, proprie speranze. E un tempo fermo, isolato dal resto del mondo, una tregua dai flutti della violenza, un tempo per un confronto serratissimo tra i personaggi: cosa ha prodotto la guerra, nell’Europa e nell’animo di ognuno? Cosa è l’Europa, tra i sogni ottocenteschi del colonnello, sostenitore di un Impero in decomposizione, il nazionalismo del tenente, la comunità contadina di Romedio… cosa è l’Europa, ferita e percorsa da trincee, sporca del sangue di milioni di suoi figli?
Ma soprattutto: l’inizio della guerra è il suicidio di un continente, di una cultura e di un mondo?
In scena ci sono tre militari, che consultando mappe e discutendo di battaglie, si trovano a fare i conti con la fine di un’epoca: tre visioni diverse del futuro e del passato. Tra Shakespeare e Baudelaire, Dante e Hölderlin, Beethoven e Buonamico Buffalmacco, Schiller e la sapienza contadina che ritma i suoi giorni con vendemmie e scannatura del maiale trascorrono le ore della bufera, in una continua tensione intellettuale ed emotiva, in un gioco di apparenze dove il prigioniero forse non è chi dice di essere e vive nella speranza di un possibile salvataggio: di se stesso e del suo mondo.
Finis Europae: un ricordo del tempo di ieri, della fine di un Impero e di un’idea di Europa, ma soprattutto un modo per fare memoria guardando all’oggi, alle terre di un continente ancora percorso da tensioni, frontiere, delusioni e utopie.
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