“Tieniti stretto il tuo lavoro e non lamentarti”

Centinaia di commenti alla lettera di Donatella che denunciava il suo disagio di lavoratrice per i turni domenicali e la difficoltà così di conciliare il suo esser madre. Posizioni contrastanti che aiutano a riflettere su temi delicati e importanti

domenica“Sono mamma anche io di un bimbo di quasi due anni, – scrive Lamy in un commento alla lettera di Donatella –  e posso capire che è frustante vedere il proprio figlio che cresce così velocemente da non rendersene neanche conto! Ma capisco altrettanto bene chi dice "tieniti" stretto il lavoro che hai. Lavorando in un’agenzia per il lavoro mi associo anche a quelle persone che dicono piuttosto che niente meglio piuttosto. Speriamo che prima o poi qualcosa cambi! La cosa più importante rimane la FAMIGLIA, ma come si fa a mantenerla senza soldi”?

Donatella con la sua lettera in cui racconta un disagio forte come mamma lavoratrice. “Non vedo più i miei figli che sono costretti a stare a casa la domenica perché la mamma lavora sempre”.
La sua “confessione” ha scatenato una valanga di commenti sia sul giornale che su Facebook. Sono di tenore molto diverso e alcuni anche accesi perché qualcuno sostiene che lei è una “fortunata” perché almeno il lavoro ce l’ha. 
Alcuni come quello di Chiara cercano un difficile equilibrio. “Il discorso è che la ragione sta da entrambe le parti. Da un lato c’è il discorso della vita privata che è comunque sacra e inviolabile. Dall’altra bisogna avere spirito di adattamento. Parlo trovandomi nella stessa situazione. Capisco che per una madre possa non essere semplice ma ora come ora bisogna tenersi stretto il posto”.
Una posizione non tanto diversa da quella di Melvit. “Premetto che adesso sono in pensione, ma ho lavorato per anni a ciclo continuo, 4 giorni mattina, 4 giorni pomeriggio,4 giorni notte. Non sapevo più nemmeno il nome del giorno in cui lavoravo. E’ vero il lavoro concepito così ti spersonalizza, ma che altro fare? Se bisogna mantenere la famiglia si fa questo ed altro. Se non si vuole farlo o si cambia lavoro o ci si licenzia”.
Elena invece non ha dubbi su come stiano le cose. E lo esprime anche con una raffica di punti esclamativi per rafforzare il proprio discorso perentorio. “Ma per favore! Sono anni che lavoro il sabato la domenica e i festivi e di questo non è mai morto nessuno! Basta sapersi organizzare anche coi tempi ristretti! Se non ti va bene cerca un altro lavoro, visto che critichi tanto e sputi nel piatto dove mangi! Ringrazia il cielo di averlo un posto di lavoro! E non è retorica!”.
Anche "pensionato" (i nickname in questo caso sono minori dei nomi di persona per i commenti sul giornale) è di questa idea. “La vita è cambiata, eravamo abituati forse troppo bene, oggi è così, ringraziamo il cielo di non perdere quel che abbiamo, oggi son pensionato però nella mia vita quante volte ho saltato sabati e domeniche fra viaggi di lavoro e fiere, vedovo pure con un figlio di 8 anni da tirar grande e curare , ringrazi solo il cielo che alla fine del mese prende lo stipendio e c’e’ gente ancora che lo sogna e cerca e non lo trova”.
Una posizione molto diversa è quella di Paolo. “Faccio notare a tutti coloro che fanno i moralisti che negli stati dove c’è più benessere economico tutte le attività commerciali alla domenica sono chiuse (si lavora, e molto, durante la settimana). Ricordo anche che negli anni del boom economico in Italia (anni 60 e 70) tutti, ma proprio tutti (a parte chi aveva bar o ristoranti in luoghi turistici), la domenica non lavoravano. I miei genitori avevano un ristorante in centro Varese ma alla Domenica si andava al lago”.
Francesco sviluppa una riflessioni su più questioni sociali. “Negli stati dove c’è benessere ed occupazione per tutti, marito e moglie non sono costretti a lavorare entrambi dalla mattina alla sera. Inoltre gli esercizi non trovano facilmente persone disposte a lavorare la domenica. L’Italia si sta impoverendo sempre più ed un monoreddito non basta. Tra non molto, con la inevitabile diminuzione dei consumi interni, la recessione ci affamerà e lavorare di domenica ci sembrerà un privilegio”.
E da qui si passa poi a ragionare sulla famiglia che è un tema caldo, quasi sacro, ma è evidente quanto le cose stiano cambiando e quanto le opinioni espresse, lo dimostrino. Paola 61 è convinta che “lavorare per una mamma è una scelta individuale per il futuro dei propri figli, per avere più liquidità per comperare magari un gioco in più etc. etc.. Ci sono mamme che preferiscono fare sacrifici economici ma stare a casa con i propri figli, un paio di scarpe in meno ma essere presente sempre. Purtroppo oggi è la società che chiede e pretende di avere i negozi commerciali sempre aperti anche di domenica. Stare a casa con i propri figli o andare a lavorare è semplicemente una SCELTA di VITA”
Cardinale sostiene che “il lavoro oggi è sacrosanto, ma la famiglia lo è ancora di più, puoi essere anche il più alto dei dirigenti e avere enormi soddisfazioni nel lavoro ma le soddisfazioni che da la famiglia non le trovi da nessun altra parte. Purtroppo questa non è solo una crisi economica che ha portato a questo, ma soprattutto una crisi di identità della persona. Lavoro anche io in quel settore e la domenica anche in questa stagione vedo giovani venire qui con i bambini, io quando ero un bimbo andavo al parco!”.
Silvia è tra quelli che difendono la scelta delle aperture dei supermercati nei giorni festivi. “A tutti quelli che scrivono ma cosa ci andate a fare nei negozi e centri commerciali la domenica: chi come me lavora dal lunedì al sabato a Milano, anche solo la spesa, non dico altri acquisti, quando la fa? Già devo prendere permessi per andare in banca e in tutti gli uffici pubblici, se permettete mi pare giusto avere la possibilità di andare la domenica al supermercato! Anche a me piacerebbe poterci andare il martedì a mezzogiorno quando non c’è nessuno ma purtroppo non posso!”
E Sonia invece lancia una vera provocazione. “Perché i centri commerciali aperti la domenica? E non le banche, gli uffici comunali e gli ambulatori medici? La mia solidarietà alla signora, questa "flessibilità" dove ci porterà?”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Giugno 2012
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