Ospedale, non c’è posto per la politica
L’ispezione dei sindacalisti al monoblocco toglie qualche preoccupazione ai vertici ospedalieri: sono stati misurati superfici e spazi, il verdetto è stato positivo perché alla fine una certa agibilità c’è, magari il comfort per i parenti potrebbe non essere il meglio, ma soprattutto le manovre con i lettini, anche in caso di emergenza, sono possibili sia pure con l’eccezione dei “sollevatori”.
C’è da essere soddisfatti? Il preside Cherubino ha dunque esagerato? Le camere del monoblocco rispondono a requisiti richiesti da svariati enti e norme, il progetto ha superato tutti i controlli previsti: la visita del sindacato è una iniziativa diplomatica assai fine, ma sinceramente non ha modificato nulla anche se qualche consiglio, dettato dall’esperienza professionale e dal buonsenso, sarà arrivato al dg Pampari dai rigorosi santommaso che difendono gli interessi dei lavoratori ospedalieri e del territorio.
Il fatto è che l’ispezione del sindacato al monoblocco non ha spostato di una virgola la questione sollevata dal professor Cherubino: la struttura è assolutamente inadeguata all’insegnamento universitario e si dà il caso che l’Università non sia ospite del “Circolo”, ma parte integrante dell’ azienda ospedaliera. Dunque il nuovo monoblocco è una toppata micidiale, storica, è una frana politica, è un esempio di inadeguatezza gestionale. Abbiano avuto un grande finanziamento, lo abbiamo utilizzato male. In qualche modo si cercherà di rimediare, ma a nostre spese si conferma che a causa della invadenza della politica nella sanità ci sono sempre più problemi del previsto.
Non a caso ci sono voluti 8 mesi per la nomina del primario della seconda divisione di cardiologia quando dall’esito del concorso era emersa una classifica chiara, indiscutibile. La legge però al direttore generale di un ospedale, in genere un laureato in economia, dà la facoltà di scegliere il vincitore in una rosa di medici dichiarati idonei! E un dg dipende dalla politica, dalla Regione.
Carlo Pampari, di fresca nomina varesina, deve essere stato molto abile e convincente a Milano se ha risolto un problema inaccettabilmente vecchio; tra l’altro egli avrebbe convocato i medici che hanno fatto il concorso e comunicato loro esito e ragioni della sua scelta. Se, nei limiti consentiti dalla legge, la cittadinanza fosse a sua volta sempre informata, nei concorsi ci sarebbe qualche intoppo in più per i laureati in ideologia. Categoria alla quale non appartiene il neoprimario di cardiologia Giuseppe Calveri. Complimenti a lui e a Carlo Pampari.
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