I grandi network si occupano della Pro
Da domenica in avanti il caso Pro Patria è diventato emblematico a livello nazionale. Dopo l'articolo sul Corriere di domenica sono arrivate allo Speroni le telecamere di Sky e Mediaset
Prima l’attenzione del Corriere della Sera che ha dedicato una pagina intera al dramma Pro Patria, poi l’incursione delle telecamere di Sky all’interno dello stadio Speroni, lunedì, e infine le telecamere di Mediaset con Mino Taveri di XXL a intervistare staff e giocatori sulla situazione di una squadra prima in classifica in Seconda Divisione ma con lo spettro del fallimento che accompagna ogni gol. E forse arriverà anche il Gabibbo a chiudere il circo mediatico. Tutti pronti a raccontare le vicissitudini dei biancoblù, una delle 11 squadre di Lega Pro che rischiano il fallimento quest’anno, specchio di una situazione non proprio rosea del calcio professionistico delle serie minori.
Il caso Pro Patria è scoppiato in tutta la sua forza dopo il netto 5 a 0 contro il Casale. Gli striscioni esposti domenica dai tifosi, la contestazione a suon di cori contro l’ex-patron Savino Tesoro e contro la politica, rea di non aver fatto abbastanza per salvare la Pro dalle mani di spericolati imprenditori hanno fatto accendere i riflettori su una realtà calcistica che ha una storia da difendere. Proprio per questo lo stesso Raffaele Novelli ha voluto rilasciare un’intervista a Mino Tavero, giornalista di Studio Sport e della trasmissione sportiva XXL: «Qui ci sono la fede e la passione dei tifosi da rispettare e siamo rimasti solo noi a difenderle – ha detto Novelli – in questi giorni abbiamo fatto più volte appello alla città perchè 91 anni di storia calcistica non muoiano».
Carlo Regalia, direttore sportivo della società, racconta la situazione: «Siamo un caso unico al mondo – ha detto Regalia – una squadra prima in classifica che rasenta il fallimento e senza nessuno che la salvi davvero». Infine, per i giocatori, hanno parlato Justino, il volto giovane della Pro Patria, e il senatore e capitano Cristiano che hanno raccontato la grande sofferenza di alcuni dei loro compagni con i contratti al minimo sindacale, si parla di mille euro al mese, e stipendi che latitano da mesi.
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