Pro Patria – Milan, l’onore è restituito ma i cori restano

I commenti dei bustocchi e qualche riflessione sulla sentenza che ha assolto i sei tifosi tigrotti per i cori scimmieschi nei confronti dei giocatori di colore del Milan nell'amichevole del gennaio 2013

Pro Patria Milan, qualche azione (inserita in galleria)

Aspettiamo con ansia le motivazioni della Corte d’Appello di Milano per capire come i giudici siano arrivati a ribaltare la sentenza nei confronti dei sei tifosi della Pro Patria, condannati in primo grado per ingiurie aggravate dalla xenofobia dal Tribunale di Busto Arsizio, per i cori scimmieschi (ma a questo punto non più razzisti) nei confronti di Boateng, Muntari, Nyang, che allora militavano nel Milan, in quell’amichevole allo Speroni con i tigrotti.

In città è una levata di scudi a difesa di questi sei ragazzi, tifosi della locale squadra di calcio dal passato glorioso ma dal presente incerto. E’ una fede, dicono gli ultras biancoblù, e noi non possiamo che dar loro atto di questo perchè quei 30-40 che si siedono ad ogni partita e in qualsiasi orario nel settore popolari scoperti devono crederci davvero tanto in quello che fanno.

L’altro gruppo organizzato di tifosi, il Pro Patria Clubs, scrive sul suo blog, a commento della sentenza:

 …siccome non sono sempre gli altri a sbagliare, occorre avere il coraggio di scrivere che ci ricordiamo poca gente che li difendeva a parte i loro amici di sempre. Ricordiamo solo il presidente Centenaro come voce fuori dal coro che seppur non condividendo la bravata ne definì i contorni senza cadere nel sensazionalismo.
Per cui, per una volta, crediamo di poter parlare per noi e a nome di tutti quelli che furono dall’altra parte e facciamo pena accogliendo la proposta del “Lele” (Magni, storico tifoso ultras bustocco, ndr) affermando che, a parte qualche eccezione, siamo stati tutti degli idioti…

Il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli, che smosse mari e monti per togliere quella presunta macchia di razzismo che aveva sporcato il vestito buono di Busto Arsizio con laboratori antirazzisti, oggi dice: «Tutto sommato fa piacere che sia finita così». Il consigliere comunale Checco Lattuada, che sul suo profilo facebook saluta (romanamente) un fotografo con la maglia della Pro Patria, sostiene che i media non paghino mai per le falsità che scrivono, cosa peraltro non vera perchè i sei tifosi possono tranquillamente querelare per diffamazione, chiedere rettifiche e anche lauti risarcimenti. 

Francesco Iadonisi dell’Udc scrive «il Milan dovrebbe chiedere scusa, fossi io il primo cittadino chiederei i danni per diffamazione». Lorenzo Pisani, ex-assessore a Marnate e grande tifoso, parla di «vita rovinata per sempre per questi poveri ragazzi». Alcuni tifosi hanno richiesto anche al sottoscritto delle scuse sulla bacheca facebook, convinti che a capo della spectre anti-ultras ci sia l’informazione cattiva e bugiarda.

In realtà, di tutta questa vicenda, restano dei cori insulsi che sono stati sentiti chiaramente anche se fatti da pochi soggetti in uno stadio pieno di spettatori (erano più di 4 mila quel giorno, ndr). Insulsi come l’idea che vogliono far passare, incivili come quelli che si sentono in molti stadi d’Italia e d’Europa, nei confronti dei giocatori di colore. Fatti, tra l’altro, durante una partita amichevole quando si sarebbero dovuti sentire solo applausi sia per i tigrotti che per i rossoneri. Era un giorno di festa ma qualcuno credeva fosse la finale di Champions League. Quanto rumore per nulla quando, in realtà, servirebbe quel bel tacer che non fu mai scritto, da parte di tutti.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Maggio 2015
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