Tensione al centro profughi, un ferito
Un ragazzo originario della Costa d'Avorio si è ferito a un braccio dopo aver colpito a pugni una vetrata di uno degli uffici del centro
Tensione al centro di accoglienza per i profughi di Busto Arsizio.
I fatti nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 24 giugno, all’interno dell’ex Cral Enel di viale dei Mille, dove sono ospitati 120 profughi. Un ragazzo originario della Costa d’Avorio, ventenne, si è infatti ferito a un braccio dopo aver colpito a pugni una vetrata di uno degli uffici del centro.
Il motivo del gesto sarebbe il seguente: sotto il letto del giovane sono state trovate pentole da cucina, che l’africano usava per cucinare di notte nei giorni del Ramadan, cosa vietata dal regolamento interno del centro d’accoglienza. Scoperto e “sgridato”, l’ivoriano ha dato in escandescenze, ferendosi al braccio e uscendo poi in strada, dove ha inscenato una protesta. È stato trasportato al pronto soccorso, dove è stato medicato.
I suoi connazionali, una ventina di persone, sono scesi anch’essi in strada per poi rientrare nel cortile della struttura alle 15.35: all’origine della protesta alcune rivendicazioni sulla vita quotidiana nel centro e una diversa versione sull’accaduto odierno (si parlava di una rissa o di un contatto fisico, ipotesi che secondo gli elementi raccolti non sarebbe veritiera). Sul posto carabinieri e polizia, a controllare da vicino la situazione, sul posto è arrivato anche il dirigente del Commissariato Franco Novati.La Polizia interrogherà anche il ragazzo ferito, ora in ospedale, per sentire anche la sua versione dei fatti.
I responsabili del centro – Katiuscia Balansino titolare dell’impresa e il marito Roberto Garavello – sottolineano che proprio per permettere lo svolgimento del Ramadan è stato organizzato un servizio di cucina dopo verso le 10 e la colazione alle 3/4 di mattina. Sono novanta circa i richiedenti asilo musulmani che celebrano Ramadan, altri trentacinque invece non lo osservano. Analogamente, anche in altri centri gestiti dalla stessa realtà c’è la compresenza – mai problematica fino ad oggi – tra chi celebra Ramadan e chi mangia e beve normalmente durante il giorno: nel centro di Samarate per esempio ci sono ventotto musulmani osservanti ma anche tre cristiani.
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